Fare sport a Brescia
Chi deve mettere i soldi per investire un un’attività ritenuta di puro svago e non redditizia? Le casse comunali, ormai vuote, non hanno disponibilità. Gli industriali non ci vedono un possibile business
Il dado è tratto! Dopo anni di attesa, nelle prossime settimane prenderà avvio la sistemazione del palazzetto Eib per renderlo un moderno impianto polifunzionale sportivo, in cui il Basket Brescia avrà una sede per galvanizzare i tifosi. Va segnalato che la spinta ai lavori (circa 7 milioni di euro) è conseguenza proprio della promozione in serie A della società di basket. Ma, se vogliamo essere lucidi fino in fondo, questo non può che essere il primo passo di un doveroso ripensamento strutturale dell’impiantistica sportiva bresciana. La nostra città lamenta un ritardo smisurato nella costruzione di impianti sportivi adeguati. Lo stadio “Rigamonti” ha oltre sessant’anni e da 30 si parla di ristrutturazione; il campo di atletica “Calvesi” da molti anni è chiuso causa inquinamento della vicina Caffaro; la pallavolo gioca nei ritagli di tempo al San Filippo; il campo da rugby principale è a Calvisano; il velodromo ed il basket sono a Montichiari; e la piscina per la pallanuoto ha solo tre anni.
A cosa è dovuta questa carenza strutturale? O se vogliamo, chi deve mettere i soldi per investire un un’attività ritenuta di puro svago e non redditizia? Le casse comunali, ormai vuote, non hanno disponibilità. Gli industriali non ci vedono un possibile business. Le società sportive faticano a pareggiare i bilanci anche quando l’impianto è concesso gratuitamente. Eppure, senza strutture non si possono fare le attività. Bene lo sanno gli oratori cittadini che, nonostante la crisi e mossi da grande idealità, hanno costruito impianti sportivi ed accolgono molti più bambini di quanto faccia la società laica bresciana. Certo, hanno dovuto coinvolgere e motivare una comunità indicando un bene comune per i propri figli. È questa la chiave di volta mancata ai nostri politici. Spiegare ad industriali e realtà sociali che lo sport è parte di una cultura nella quale bisogna investire per accendere le “bellezze collaterali”. Dallo sport conseguono attività salutistiche, aggregative, economiche, mediatiche… non è soltanto un gioco. Tutti possono beneficiare della pratica sportiva operata secondo valori e fini positivi. Parola di Papa Francesco!
Quando a Brescia si fa squadra – ha sentenziato Marco Bonometti, presidente Aib – i problemi si risolvono. Nello sport bresciano ci sono tante squadre. Non è che manca la squadra principale, quella istituzionale che nelle strutture sa vedere l’occasione di crescita sviluppo di tutta la comunità?