Famiglia: tre domande sull'educazione
Educa in primo luogo la famiglia che è titolare diretta dei diritto-dovere di occuparsi dei figli, educa la scuola che si cura di alunni, allievi, e studenti, educa la parrocchia che tende a creare un ponte tra l’uomo e Dio in modo da dare alla vita un significato; educa, infine, anche la tivù, la strada, il bar, e gli amici e non sempre nel bene!
L’educazione è l’azione volta alla formazione e all’istruzione dell’uomo; tende pertanto ad “assecondare” la crescita della persona favorendo l’acquisizione di maggiori conoscenze, la conquista di migliori capacità, il raggiungimento di valori sempre più alti. La pedagogia è invece la riflessione sull’azione che abbiamo chiamato educazione. E di riflessione ce n’è proprio bisogno perché oggi non si può più educare con il solo buon senso (indispensabile, ma non sufficiente) e nemmeno si può educare come una volta (quei modelli non reggono più). Allora riflettiamo, ponendoci tre fondamentali domande. La prima: “È necessario educare? Non basta quella naturale e spontanea crescita che permette all’individuo di essere libero?”. È necessario educare! Il bambino ha bisogno dell’adulto che lo aiuti a crescere, che lo indirizzi, che gli eviti esperienze negative. “Libero è quell’insetto che, volando di fiore in fiore, trova il nettare per nutrirsi e così favorisce l’impollinazione delle piante; libero è quel bambino che, crescendo, riceve ciò che gli occorre per il suo sviluppo armonico e globale” (Maria Montessori).
Ed ecco la seconda importantissima domanda: “Qual è la finalità dell’educazione?”. Si potrebbe pensare che tendiamo a fare un uomo ben integrato nella società; si potrebbe pensare all’uomo naturale che vive in armonia con il creato e si sforza di rendere questo mondo più pulito e vivibile; si potrebbe pensare a un uomo impegnato, capace di reagire alla “civiltà” moderna che lo sta soffocando, o all’uomo acetico che vuole vivere bene qui e guadagnarsi un posto nell’al di là, o all’uomo economico intento a realizzate il benessere di sé e dei suoi. Infine si potrebbe pensare a quel che si vuole; ma noi preferiamo pensare all’uomo sem-plicemente così come è, portatore dei suoi valori. Perciò crediamo che l’educazione debba tendere a formare dell’uomo, senza aggettivi. Infine la terza domanda: “Chi educa? La famiglia? La scuola? La Tv? I social? La strada e i gruppi spontanei?“. Educa in primo luogo la famiglia che è titolare diretta dei diritto-dovere di occuparsi dei figli, educa la scuola che si cura di alunni, allievi, e studenti, educa la parrocchia che tende a creare un ponte tra l’uomo e Dio in modo da dare alla vita un significato; educa, infine, anche la tivù, la strada, il bar, e gli amici e non sempre nel bene! Ma… sono i genitori che hanno un influsso decisivo nella vita dei figli e per questo devono sapere che la loro azione educativa, se positiva, avrà successo.