Famiglia. Le domande dei genitori
Viene settembre, si riprendono le attività e, come ogni anno, rispondo ad alcune domande dei lettori. “Mio figlio ha frequentato il primo anno della scuola dell’infanzia. Le maestre l’anno scorso dicevano che tende a isolarsi dal gruppo dei suoi coetanei, non è integrato e sembra per di più che la cosa non gli interessi. Sono molto preoccupata. Qual è il suo consiglio?
Viene settembre, si riprendono le attività e, come ogni anno, rispondo ad alcune domande dei lettori. “Mio figlio ha frequentato il primo anno della scuola dell’infanzia. Le maestre l’anno scorso dicevano che tende a isolarsi dal gruppo dei suoi coetanei, non è integrato e sembra per di più che la cosa non gli interessi. Sono molto preoccupata. Qual è il suo consiglio?” Le maestre sono consapevoli della situazione. Abbia fiducia che la loro azione produrrà risultati positivi. Lei intanto cerchi di aiutarlo. Ad esempio: quando esce dalla scuola dell’infanzia non lo interroghi cercando di fagli dire le cose “brutte” che possono esser capitate, ma taccia e vedrà che parlerà lui e dirà quello che ritiene importante. E parlerà anche dei piccoli guai capitati durante la giornata scolastica…
Lei lo ascolti sempre dimostrando molto interesse e intervenga solo dando consigli positivi che possano aiutarlo a vivere meglio la situazione, cercando contemporaneamente di rasserenarlo e di non aggiungere nulla di negativo. Le posso inoltre consigliare di aprire la casa agli amici di suo figlio, che possano sempre venire a giocare con lui. Contemporaneamente lasci andare suo figlio in casa di coetanei, affinché, anche fuori di casa e di scuola, si trovi con altri bambini della sua età. Infine non dimentichi il parco giochi e soprattutto l’oratorio anche solo per fare merenda all’aperto in modo tale che possa accostarsi ai bambini, possa usare i giochi, ecc. e sperimentare nuovi rapporti sociali. “Mio figlio mi ha fatto disperare tutta l’estate per i compiti delle vacanze, li ha fatti male, non li ha finiti ancora oggi. Che posso fare l’anno prossimo?”
Cominciamo col definire l’obiettivo: noi vogliamo portare nostro figlio aessere autonomo nelle sue attività. Ma lui non nasce capace di autonomia, per cui è necessario il nostro aiuto, destinato però a scomparire. Lo scopo è quello di arrivare al risultato che lui si faccia i suoi compiti senza bisogno di nessun controllo. Quindi si parte da una situazione in cui si è lì quando fa i compiti e non gli si permette di alzarsi finché non ha finito; si passa a una situazione di controllo dei compiti (vedere se sono stati fatti e come sono stati fatti); per arrivare a chiedere soltanto se li abbia fatti e concludere con un’attenzione molto limitata che permarrà anche quando andrà all’università.