Famiglia: i rischi della paganizzazione
Ci siamo lasciati alle spalle da tante settimane le Feste natalizie, i colori e i suoni di una ricorrenza che – nello spazio pubblico – è ormai difficile ricondurre alla sua origine. Ci sono posti – all’estero – nei quali il Natale ha cambiato nome diventando “Festa d’inverno”
Ci siamo lasciati alle spalle da tante settimane le Feste natalizie, i colori e i suoni di una ricorrenza che – nello spazio pubblico – è ormai difficile ricondurre alla sua origine. Ci sono posti – all’estero – nei quali il Natale ha cambiato nome diventando “Festa d’inverno”, con un richiamo al solstizio che ovviamente lo ricontestualizza completamente. Si tratta di una regressione che – ormai da qualche anno – viene preparata dalla ricomprensione di Ognissanti come “Halloween”. Il quesito che vorrei pormi ora è questo: la “paganizzazione” delle “Feste” è indifferente rispetto all’identità e al destino della famiglia? Il Nuovo Testamento – tra le altre cose – ha modificato i costumi sessuali alla luce del riconoscimento all’essere umano – nell’“adozione a figli di Dio” – di una dignità che ha comportato una più ampia revisione di civiltà. In sostanza, è stata promossa la coppia monogamica e indissolubile attraverso il matrimonio cristiano celebrato tra un uomo e una donna.
Si tratta di un Sacramento perché – come afferma “Efesini 5,32” – rimanda alla Vita divina nel senso che riconduce l’unione tra i coniugi a quella tra Cristo e la Chiesa. Veniamo a noi oggi. Una lettura di quanto è accaduto dall’introduzione del divorzio, su un piano puramente descrittivo, è che la nostra società sta gradualmente smantellando la coppia neotestamentaria. Ora, però, si vanno profilando conseguenze impreviste. Mi riferisco alla questione della poligamia ossia di un costume presente non solo in diverse culture contemporanee, ma anche nella pratica veterotestamentaria della sessualità. In Italia, come altrove, la proposta della sua legalizzazione – affacciatasi qualche tempo fa – ha suscitato un ampio e trasversale fronte contrario, motivato dal rifiuto di accogliere un istituto che – già nei fatti – pone la donna in una condizione subordinata rispetto all’uomo. Nel Vecchio Testamento la pratica è documentata; era un costume presente anche nella civiltà pagana se ad esso assimiliamo il concubinato che certamente vi somiglia. Il suo superamento è chiaramente correlato alla evangelizzazione. Potrebbe ritornare come effetto della secolarizzazione? Vale la pena riflettere sull’argomento. Se è vero che la fede cristiana è stata e continua ad essere fermento di un certo tipo di civiltà, la ripaganizzazione mette a rischio i costumi da essa introdotti: anche quelli che gli stessi laici ritengono inderogabili, come la monogamia.