Estate in famiglia: tempo di manutenzione
Nell’incontrare le coppie di fidanzati che si preparano a celebrare il sacramento del matrimonio, insieme ad altre coppie di animatori ci è capitato più volte di dare questo messaggio: il primo figlio nella famiglia che state formando sia la vostra stessa coppia. Quando ancora non si è genitori questo invito può sembrare quasi pleonastico o non particolarmente urgente, perché i due sono spontaneamente portati a dedicarsi ogni attenzione e a nutrire l’uno per l’altro una premura tutta speciale. Il trascorrere degli anni, però, e soprattutto l’arrivo dei figli possono cambiare molto gli equilibri a discapito dell’unione stessa dei coniugi. Per motivi che sono insiti anche nell’aver fisicamente partorito, la maggior parte delle madri vivono una sorta di simbiosi con il neonato che dipende da loro totalmente, com’è evidente anche attraverso l’allattamento. I padri, dopo i primi tempi, possono rischiare di spostare le priorità di attenzione fuori dalla dimensione strettamente coniugale e genitoriale, spesso concentrandosi molto sul lavoro, come se il provvedere al sostentamento della famiglia sia l’unica responsabilità. Si tratta, ovviamente, di semplificazioni, ma è esperienza concreta di tutte le persone sposate che mantenere il sano equilibrio rispetto a ciò che sostanzia l’unione matrimoniale non sia operazione che avviene automaticamente: c’è bisogno di un impegno, di una volontà specifica. È quella che con un’espressione metaforica potremmo chiamare la “manutenzione” della coppia. Spesso l’estate può essere il tempo opportuno perché i coniugi si ritaglino uno spazio esclusivo in cui mettere a punto gli ingranaggi del loro funzionare e stare bene insieme. È chiaro che questo avviene a seconda delle diverse stagioni della vita famigliare che stanno attraversando, ma, appena sia possibile lasciare anche solo per qualche giorno i figli in accudimento a qualcuno e ancor più facilmente quando essi siano diventati autonomi, gli sposi possono approfittare del tempo delle vacanze per fare memoria delle radici della loro scelta d’amore.
Non è importante la forma in cui si sceglie di vivere questa opportunità. Può essere una sorta di pellegrinaggio, anche breve, tornando in un luogo che ha avuto un significato importante negli anni della formazione della coppia e della decisione di sposarsi, ma non è indispensabile; quel che più conta è che sia una situazione che permetta agli sposi di “ritrovarsi” senza distrazioni. Si tratta di trovare il tempo e lo spazio adatti per sedersi idealmente uno di fronte all’altro e raccontarsi ed ascoltarsi profondamente, senza che il dialogo sia condizionato dalla fretta, o si riduca alla comunicazione dei compiti da assolvere che incombono ordinariamente. Come se si riguardasse il film della propria storia in comune, marito e moglie possono ripercorrere le tappe del cammino compiuto e, prendendo slancio dalle motivazioni delle origini, ridirsi e condividere gli obbiettivi e le speranze che si nutrono per il futuro. In questa dimensione di gratuità, dove gli sposi riconfermano la loro promessa d’amore, c’è spazio anche per ammettere le proprie debolezze, chiedersi perdono reciprocamente e verrà spontaneo anche elevare insieme un ringraziamento al Signore per tutti i benefici ricevuti, ma anche una preghiera per impetrare, nel discernimento condiviso, i doni di Grazia di cui si sente maggiore bisogno. La crescita di una famiglia nell’amore ha proprio bisogno di questi momenti di verifica e quanto più se ne sarà beneficiato durante il periodo estivo tanto più si sentirà l’esigenza di trovare altre occasioni anche nel corso dell’anno.