Essere per gli altri
Dalla morte alla vita. Nei giorni scorsi in tanti si sono stretti attorno alla famiglia di Giacomo Armellini, morto all’età di 46 anni in seguito a un tragico incidente durante la potatura di un albero con gli Amici del Sidamo, il gruppo che, sulla spinta del carisma salesiano, dal 1983 accompagna i giovani verso i poveri dell’Etiopia per costruire, insieme a loro, un futuro migliore.
L’ingegnere bresciano, cresciuto all’Istituto Salesiano Don Bosco, viveva e operava a Lurate Caccivio, attivo in parrocchia e nel consiglio comunale. Nell’impegno politico e nel campo del volontariato si è distinto per la sua capacità di mediazione, per il suo sorriso, per la sua gentilezza e per la sua disponibilità nei confronti di chi aveva bisogno. Giacomo ha lasciato tre figli (Daniele, Sofia e Pietro) e la moglie Elena. Il suo ricordo continua in tutti quelli che hanno avuto la fortuna di incontrarlo sul loro cammino. Fino alla fine ha scelto di essere per gli altri: sono, infatti, 20 le persone che hanno potuto beneficiare degli organi di Giacomo.
E così la scorsa domenica, in occasione della chiusura dei festeggiamenti del 50° della sezione provinciale dell’Aido, il nostro pensiero non poteva non andare a lui e a quella cultura del dono che, come ha sottolineato il Vescovo durante la celebrazione in Cattedrale, ha la forza di umanizzare la nostra società. L’Aido con la sua presidente Vittoria Mensi, che ha raccolto il testimone da Lino Lovo, ha percorso molta strada da quando, nell’aprile 1973, grazie soprattutto al giornalista Angelo Onger, muoveva i primi passi nella sede proprio del nostro settimanale in via Tosio. E ora una targa collocata nel porticato di Palazzo San Paolo ha fissato nella memoria quell’intuizione.
Molto è stato fatto con il supporto di quanti, sul territorio, si sono prodigati per la promozione. Brescia rappresenta da sempre una delle province più attente e disponibili nei confronti della donazione degli organi. Bene l’azione di sensibilizzazione nelle scuole. Senza dimenticare, per sfatare alcuni pregiudizi, che non si è mai né troppo giovani né troppo anziani per donare. Resta da vincere ancora la reticenza di una parte del mondo sanitario. Anche l’amore senza volto, come affermava Angelo Onger, può dare una gioia infinita.