Elio, pane e politica
Cresciuto a pane e politica, Elio Fontana ha abbandonato la scena terrena senza clamore, confortato dalla moglie Claudia e dai figli Simona e Paolo, portandosi appresso i segni della malattia e il rimpianto di non aver visto diventare realtà il sogno che sempre l’aveva accompagnato: trasformare il partito in un partito senza macchia e senza paura, capace di governare il nuovo e il vecchio e di interpretare e testimoniare la bontà della politica di servizio.
Per Elio, vivere la politica più che una scelta era stata una conseguenza. La famiglia Fontana, con radici a Marcheno, possedeva e coltivava la passione per la politica. Elio si inserì nel filone tracciato dai fratelli Sandro e Gianfranco: uno, professore e “politicus” eccellente destinato alla sfera nazionale con ruoli diversi e importanti; l’altro, innamorato del paesello che l’aveva cresciuto e di quello che l’aveva poi accolto (Collebeato), chiamato a fare il Sindaco con l’idea democristiana che solo dal piccolo sarebbero nati e si sarebbero consolidati i valori con cui l’Italia poteva essere protagonista.
Elaborando le tesi sostenute dal fratello Sandro sul grande palcoscenico della politica nazionale, Elio imbastì a Brescia le trame necessarie a tener unito quel gruppo di “Forze Nuove”, raccolto attorno al fratello Sandro, che dentro lo schieramento “democristiano” cercava di inserire novità e idee in grado di far appassire le vecchie notabilità e di lasciare spazio e futuro alle nuove generazioni. Non dettava le linee politiche, assecondava quelle suggerite da “chi ne sapeva più di lui” organizzando tessere e consensi, raccogliendo e indirizzando verso l’alto i suggerimenti maturati nelle sezioni, mantenendo saldi rapporti con il popolo, confrontandosi in piazza piuttosto che nelle segrete stanze del potere.
La passione per la politica sul territorio e la dedizione totale alla causa democristiana gli aprirono orizzonti a lungo sognati: tre volte senatore e una volta deputato. E in quell’avvicendarsi di ruoli fu sottosegretario al lavoro e alla previdenza sociale nel primo Governo targato De Mita. Dopo il naufragio che sconvolse l’onorabile “Democrazia Cristiana”, il viaggio di Elio continuò, senza ruoli, tra “Margherita, “Ulivo” e sigle che dell’anima democristiana raccoglievano le sembianze mischiandole con quelle dei vecchi nemici comunisti. Rimanendo fedele ai valori che l’avevano ispirato e guidato. Della sua passione politica ha investito il figlio Paolo, oggi consigliere comunale a Brescia. Di lui resta il “buon ricordo” dovuto a chi ha esercitato politica di servizio, per la gente e per dare senso compiuto al bene comune.