Educativa di strada: chi ci sta?
Discutiamo sulla questione baby gang a Brescia. Discutiamone evitando i due estremi che caratterizzano il dibattito pubblico tra chi dice che il problema non esiste e chi raccoglie firme per avere un intervento repressivo più forte. Ho convissuto per diversi mesi in oratorio con questo problema e assicuro che la gestione non è facile. Non ho nessuna ricetta magica, ma tanto lavoro sia preventivo che educativo. Soprattutto la decisione che non sia la baby gang (o quello che più le assomiglia) a dettare legge, con l’effetto che non solo comandi nello spazio (nel cortile dell’oratorio o in qualche piazza) e nel tempo (nelle sere o nei fine settimana) ma comandi dentro di noi, inducendo paura (soprattutto nei coetanei e nei genitori) o rassegnazione (soprattutto negli educatori).
Di più: mi piacerebbe che ai ragazzini che fanno casino venisse data la possibilità di tornare a comandare su loro stessi, evitando di abbandonarsi alla stupidità o alla violenza. Qualche anno fa andava di moda l’educativa di strada: sarebbe ora di ripescarla e di rimodularla per avere un approccio di insieme con i soggetti che vanno coinvolti (politica, forze di polizia, parrocchie, cooperative, scuole, mondo della giustizia…), in primis i ragazzi e le loro potenzialità. Chi ci sta?