E se il tuo vicino fosse armato?
E se il tuo vicino di casa fosse armato? La tragedia di Ardea non può lasciarci indifferenti. Oggi in Italia non solo circolano troppe armi, ma spesso sono in mani poco sicure. Domenico, il padre dei piccoli David e Daniel, ha tenuto per mano i suoi figli mentre esalavano l’ultimo respiro. Con lui e con la moglie piange una comunità. Piange anche la famiglia di Salvatore, 74 anni, un passante intervenuto per soccorrere i due bambini. Piangono anche i familiari di Andrea Pignani, ingegnere disoccupato di 34 anni, che si è suicidato dopo il triplice omicidio. Qualcosa non funziona se una persona, riconosciuta come instabile e che in passato ha aggredito la madre con un coltello, può avere accesso a un’arma da fuoco. Il problema è reale e non può essere derubricato come un caso limite. Emerge il mancato controllo dello Stato. La pistola calibro 7,65 apparteneva al padre dell’omicida, una guardia giurata deceduta lo scorso novembre: la famiglia avrebbe dovuto segnalare alle forze dell’ordine la presenza della pistola ma non l’ha fatto. “Nelle case degli italiani ci sono almeno 10 milioni di armi regolarmente detenute, ma se anche solo l’1% di queste sfugge, come nel caso di Ardea, ai controlli di pubblica sicurezza si tratta di 80-100 mila armi che potrebbero finire nelle mani sbagliate” ha evidenziato su “Avvenire” Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (Opal). Il mondo politico, finalmente, ha lanciato qualche segnale e buona parte del centrosinistra ha annunciato l’intenzione di rivedere le norme sulle licenze per armi. Ma c’è anche chi, in nome di una presunta sicurezza, sostiene che non servano dei correttivi. E questo ci porta al secondo problema: gli effetti delle armi nelle abitazioni. Come si evince dai dati pubblicati da Opal negli ultimi cinque anni (2015-2019) in Italia più di un omicidio su 10 è commesso con armi in possesso di persone che hanno una regolare licenza e che, secondo la legge, dovrebbero essere “affidabili” e non dovrebbero costituire una minaccia per la sicurezza pubblica.
Il problema va affrontato alla radice e riguarda le norme con cui si può ottenere una licenza per armi e rinnovarla. L’attuale legislazione è permissiva: non solo non prescrive controlli tossicologici e valutazioni cliniche sullo stato di salute mentale di chi richiede una licenza, ma prevede che il rinnovo avvenga solo ogni cinque anni, anche in età avanzata, con una semplice visita medica come quella per la patente di guida. Cinque anni sono comunque un lasso di tempo troppo lungo nel quale può cambiare la condizione psicofisica di una persona a maggior ragione in una società come la nostra dove la solitudine si trasforma facilmente in una forma depressiva acuita dalla dipendenza dall’alcol che colpisce, purtroppo, molti uomini e donne. Di fatto, oggi, a qualunque cittadino italiano incensurato, esente da malattie nervose o psichiche, non alcolista o tossicodipendente, è consentito di ottenere una licenza dopo aver superato un semplice esame di maneggio delle armi. Le licenze per “uso sportivo”, unite a quelle di “nulla osta” sono così diventate la modalità più facile per detenere un’arma in casa per la difesa personale e abitativa o dell’esercizio commerciale. Non solo. La legge attualmente permette, con qualsiasi licenza, di detenere un ampio arsenale di armi, caricatori e munizioni: si tratta di tre armi comuni da sparo, 12 armi sportive (tra cui i fucili semiautomatici AR-15, i più utilizzati nelle stragi in America) con un numero illimitato di caricatori da 10 colpi detenibili senza denuncia e un numero illimitato di fucili da caccia: ogni acquisto di un’arma va ovviamente segnalato alle autorità competenti, ma è permesso detenerle. Sono norme che sembrano fatte appositamente per favorire i produttori e i rivenditori di armi. Ma che, come il tragico caso di Ardea ci ricorda, non garantiscono la nostra sicurezza. Siamo così certi di essere al sicuro? Se anche il mio vicino fosse armato, e stando ai numeri lo è, io non sarei troppo tranquillo.