Due alterità
Mattia è stato lasciato dalla sua compagna: è disperato. Dice che non può farcela a vivere senza di lei, che gli sembra di impazzire. Ha perso cinque chili in una settimana: mangia pochissimo perché non ha appetito. Fa fatica a dormire, si sveglia stanco. Al lavoro non c’è con la testa e per questo va male. Ha un bambino, ma afferma che neanche il bambino riesce a distoglierlo dai suoi pensieri pieni di paure e preoccupazioni. Anzi, strumentalizza il bambino per stare un po’ di tempo con la sua ex compagna, con la giustificazione che il bambino è contento se vede mamma e papà insieme.
Mattia ha l’idea fissa di volerla riconquistare, ma non ha capito che vedere un uomo che fa la vittima, depresso o arrabbiato, la allontana. Dice che è cambiato (in due settimane!), che ha capito i suoi errori e che non li ripeterà più, ma lei non gli crede (logicamente), anche perché non lo sta dimostrando con i comportamenti ed atteggiamenti. Mattia continua a ripetere che ha bisogno di lei: sembra in crisi di astinenza; si percepisce incapace di stare senza di lei. E, in un certo senso, è vero. La relazione con la sua ex compagna è stata la relazione più coinvolgente che abbia mai vissuto: si è come fuso con lei; è come se la sua identità fosse un tutt’uno con quella di lei: senza di lei, l’identità di lui è monca, ne manca un pezzo indispensabile; senza di lei, lui si percepisce incapace di stare in piedi.
Mattia non ha costruito (per incapacità) una sana relazione, in cui percepirsi come un’identità comunque separata dall’altra. Due individui, in una relazione intima, devono riconoscere l’alterità, ognuno cioè ha la sua alterità e bisogna riconoscerla e coltivarla. È importante riconoscere l’alterità dell’altro perché da questo discende il rispetto e la non violenza (in tutte le sue forme, non solo fisica, ma anche psicologica). Ma è importante anche riconoscere la propria alterità: ognuno è un individuo a sé, che deve coltivarsi, crescere e maturare, per stare bene con se stesso e con gli altri. Diversamente avrà solo una costellazione di relazioni infelici, perché insane. E non confonderà la dipendenza da un’altra persona con l’amore. “Io la amo perché non posso stare senza di lei: ho bisogno di lei”, dice Mattia, ma questo non è una prova d’amore: il bisogno è indice di… un bisogno, non di amore. Mattia per trovare benessere deve essere aiutato a credere che dopo questa sua crisi ci può essere una ri-creazione di se stesso, che tutto non finisce qui, che tutto può aprirsi, non chiudersi, che può aprirsi uno sguardo, uno squarcio altro, un nuovo inizio. La vita è fatta di continui inizi.