di LUCIANO ZANARDINI
23 apr 2015 00:00
Divorzio breve? Non è la soluzione
Quali sono gli effetti del dirsi addio rapidamente? Tentati da un nuovo "per sempre" o si procede solo per tentativi...
A ben guardare il matrimonio è già da tempo morto e sepolto da una società che ci ha disabituato alla parola “per sempre”. Sì, il “per sempre” non conta, è quasi anacronistico, perché dirsi reciprocamente “per sempre” significa siglare un patto di fiducia con l’altra persona. Se un tempo le cose si aggiustavano, dicono i nostri avi, oggi si cambiano. E così si fa con le persone. Il “per sempre” non piace, perché limita la nostra sete di libertà. Ma quale? Quella di fare tutto e il contrario di tutto? Quella troppa libertà che porta le persone a finire schiacciate dal peso della quotidianità perché smettono di parlare, di confrontarsi con l'altro e magari di ammettere anche i propri limiti? Il "per sempre" presuppone il dono totale di sé all'altro e questo può anche costare: nella lettura della società contemporanea la fatica è un problema da arginare, ma è la fatica che fa crescere e migliorare i nostri rapporti. Siamo tentati da un nuovo "per sempre" o procediamo solo per tentativi...
Con il divorzio le persone, si racconta, possono ricrearsi una vita, possono interrompere, tranciare ogni legame con il loro passato. Ma sarà poi vero che l’essere umano è in grado di mettere in un cassetto i sentimenti e le emozioni provate con il marito o con la moglie, con il padre o con la madre dei propri figli? Penso di no. Il divorzio dovrebbe agevolare un nuovo percorso, ma è giusto che avvenga in tempi così rapidi? Qui sarebbe opportuno girare il quesito a qualche psicologo… Il senso comune lascia intendere che costruire subito una nuova storia rischia solo di non permettere un’effettiva maturazione degli errori o dei limiti che hanno portato alla rottura del precedente rapporto. Poi ogni storia è a se, ma certo lo Stato dovrebbe tutelare la solidità dei matrimoni, perché dove c’è una rottura c’è anche una nuova potenziale fragilità sociale.
LUCIANO ZANARDINI
23 apr 2015 00:00