Distanti, ma vicini nelle relazioni
Le misure per combattere la pandemia ce l’hanno insegnato: dobbiamo mantenere un distanziamento, un distanziamento che si misura in centimetri. Quello che ci è stato imposto, però, è un distanziamento fisico, ma non relazionale. Del distanziamento relazionale siamo noi i padroni, nessun decreto governativo lo può regolamentare. Il grado di distanziamento relazionale lo stabiliamo noi. E noi possiamo anche decidere di annullarlo. Abbiamo infiniti modi per stabilire una vicinanza con una persona, anche se non è una vicinanza in presenza. Una telefonata, un messaggio, una mail, una videochiamata, uno sguardo, un sorriso, un ascolto. Chiunque ha sperimentato incontri sì, in presenza, ma spenti, vuoti, freddi; incontri in cui si era a meno di 1.50 m di distanza, ma con la percezione di non essere ascoltati, accolti, voluti bene. E viceversa, quanti incontri non in presenza ci hanno scaldati in questo ultimo anno, anno che ha minato la vita, ma non l’essenza dell’essere umano.
Anzi, l’essenza è risaltata. E allora riempiamo questo forzato distanziamento fisico con ciò che non è fisico, ma ugualmente palpabile. Riempiamo questo nuovo anno, questi nuovi giorni di ricchezza relazionale. Non consideriamo l’anno che abbiamo davanti determinato dagli eventi che si imporranno alle nostre vite, ma consideriamoci protagonisti dello sguardo che vorremo dare a questi eventi. Ci auguriamo buon anno, come se questo nuovo anno fosse in balia del fato e noi soggetti passivi di esso. Responsabilizziamoci invece su come vorremmo vivere questo anno. Certo, non potremo determinare tutti gli eventi che ci accadranno, ma molti sì. E, soprattutto, decideremo, più o meno consapevolmente, come viverli. Questo dipende da noi. Anche coltivare relazioni, averne cura, diminuire il distanziamento sociale (non fisico) contribuisce a creare quella rete invisibile, ma reale che ci potrà sostenere nei momenti di sconforto.