Dissesto e tragedie
All’indomani della tragedia di Ischia del 26 novembre 2022, Marco Mori dalle colonne di questo giornale si interrogava sulle ragioni “incredibili e incomprensibili” di altri morti per il dissesto idrogeologico, augurandosi di poter “scrivere, un giorno, di aver trovato soluzioni praticabili”. Ebbene, le soluzioni tecniche ci sono e sono note da tempo. Difettano consapevolezza e volontà politica, in un’epoca in cui le conoscenze e le capacità previsionali sono molto elevate.
Qualche osservazione generale. Innanzitutto l’ignoranza dei meccanismi alla base dei fenomeni geo-morfologici. Chi è consapevole che le alluvioni non sono causate solo da intense piogge, ma anche dalla impermeabilizzazione dei suoli, che è opera umana? Chi sa che i terremoti generano danni perché abbiamo costruito in posti sbagliati o senza osservare le norme antisismiche, e non per volontà di un Dio cattivo!?
Un secondo diffuso atteggiamento è la sopravvalutazione degli interessi particolari, perdendo di vista il bene comune. Ne sono esito drammatico l’abusivismo e la tolleranza rispetto alle costruzioni abusive già realizzate. Gli edifici interamente abusivi godono di una triplice convenienza economica: non pagano oneri, vengono realizzati su aree già di proprietà ancorché non edificabili, eliminando l’onere dell’acquisto e della ristrutturazione di edifici esistenti e talvolta sono realizzati in aree pregiate, quindi economicamente più redditizie. Gli edifici abusivi, inoltre, alterano l’equilibrio ambientale, per esempio impermeabilizzando i suoli, generando pericolo anche per altri soggetti non responsabili.
Aggiungerei anche la professionalizzazione della politica, che induce spesso ad una esagerata attenzione alla ricerca del consenso a breve o brevissimo termine, mentre i fenomeni naturali seguono dinamiche di medio-lungo periodo.
Che fare dunque?
Conoscere: anche se non si è degli esperti, vi sono moltissime informazioni disponibili sulle zone a maggior pericolosità, ovvero quelle dove possono accadere eventi con frequenza e intensità date (Ispra, Protezione Civile, Ingv).
Prevenire, ovvero ridurre la vulnerabilità (che esprime la possibilità di subire un danno dall’evento), per esempio manutenendo il reticolo idrico superficiale o stabilizzando i pendii più acclivi.
Applicare rigorosamente agli strumenti urbanistici gli studi geologici e agronomici, che disegnano scenari e aree di pericolosità. Queste vanno rispettate, anche se la storia recente non ha evidenziato nessun evento in quei luoghi.
Destinare risorse economiche ed umane alla prevenzione, ricordando che quando si interviene per riparare i danni di un evento si agisce già per ridurre il rischio di quelli futuri!