Disoccupati a lavoro nel cortile della chiesa
Il Museo diocesano del Seminario “G. Speciale” ha invitato la città di Caltanisetta a partecipare a un happy hour di beneficenza
L’iniziativa si è ispirata all’esortazione di Papa Francesco di globalizzare la solidarietà: “Partecipiamo troppo spesso alla globalizzazione dell’indifferenza; cerchiamo invece di vivere una solidarietà globale”. Esortazione accolta dal vescovo di Caltanissetta, monsignor Mario Russotto, che spinge la diocesi a operare in tale direzione.
L’happy hour è diventato, così, l’occasione per rendere possibile l’avverarsi di un progetto da realizzare nella parrocchia Santa Croce alla Badia, guidata da padre Pietro Riggi, con il coinvolgimento del Comitato di quartiere. L’obiettivo dell’iniziativa è duplice: “È solo un piccolo passo, una prova di solidarietà operosa - si legge nella lettera d’invito all’iniziativa - che darà un lavoro temporaneo a persone che si trovano in situazioni di precarietà, che con il loro impegno daranno nuovo decoro a una parte del giardino della chiesa, anch’esso in stato di precarietà, che diverrà luogo di gioco, di incontro e di conoscenza per i bambini del quartiere, facendo riscoprire il gusto dell’appartenenza e della partecipazione”, durante quest’estate. Francesca Fiandaca, direttore del Museo diocesano, spiega al Sir che la parrocchia si trova nel centro storico, “la zona più povera della città, che è in sofferenza per la forte disoccupazione”. Per dare una mano “le parrocchie, la Caritas e tutta la diocesi sono in prima linea”. L’aiuto ai disoccupati che saranno impiegati per sistemare il giardino risponde proprio all’invito del Papa di restituire la dignità alle persone attraverso il lavoro: non mero assistenzialismo, dunque, ma la concreta possibilità di essere “unti” dalla dignità del lavoro.
Ventisei sponsor, racconta Fiandaca, hanno accolto la richiesta di sostegno e tanti si sono offerti per collaborare. Coloro che sono intervenuti ieri sera hanno potuto diventare parte di questo ingranaggio virtuoso con il piccolo contributo di 10 euro, gran parte dei quali sono destinati al progetto e una piccola parte alle spese organizzative. Insieme, allora, davvero “si può dare di più”, restituendo al patrimonio della città un luogo recuperato e, al tempo stesso, liberando sane energie. Un piccolo, umile segno per tornare a sperare.