Discutere del bene possibile
Mi è piaciuto come i ragazzi dell’Arnaldo hanno reagito alla vicenda che sta coinvolgendo il loro Liceo e che riguarda la dirigente scolastica e un bidello. Scrivere in greco sul proprio cellulare “Io sono Gerardo” è un’idea che trovo geniale, perché unisce modernità e classicità con naturalezza ed esprime il fatto che ai ragazzi venga spontaneo difendere la persona che ritengono più debole nella vicenda. Fa molto tradizione classica. Con altrettanta onestà aggiungo che fa poco tradizione classica il modo con cui gli stessi ragazzi hanno circondato la preside (il filmato è girato in rete), sostituendosi a chi deve per davvero fare chiarezza sulla vicenda, diventando, per di più, vittime di una cultura dell’immagine e di una giustizia da far west, un po’ sommaria e a proprio uso e consumo. C’è di mezzo tanta comunicazione dei grandi, che tende a inquinare il momento, a danno della scuola e della ricerca della verità. So che i ragazzi hanno chiesto un’assemblea e mi fa piacere: spero che non vadano con in mano i cellulari ma con in testa la Repubblica di Platone. Per discutere del bene possibile, che richiede non solo prese di posizioni facili e immediate, ma complesse e mediate e per imparare a prendersi a cuore tutte le battaglie di giustizia, non solo quelle che possono far comodo.