Di fronte al tumore
Elena ha un tumore. Dopo la rabbia, dopo l’estrema tristezza, adesso cerca di passare al meglio le sue giornate, nell’incertezza della prognosi: perché questo è il senso delle parole che i medici, di volta in volta, sentenziano. Di volta in volta, lei pende dalle loro labbra, dopo ogni visita, dopo ogni esame, non ne esce mai con una completa rassicurazione. Ed allora Elena che fa? Passa le sue giornate prendendosi cura dei suoi fiori, fa videochiamate con il figlio e la nipotina all’estero, sta organizzando il ritrovo \ rimpatrio dei suoi figli e nipoti per Natale. Elena sta anche leggendo molto di più: la letteratura non è terapeutica nel senso che non ripara il mondo, ma è una cura di sé.
Elena fa poi poche, ma lunghe telefonate autentiche con un paio di amiche e tante, ma brevi con molte altre persone, perché sente solo commiserazione e questo le è insopportabile. Elena ha messo anche altro nella sua attuale vita: ha deciso di incontrare il sindaco del suo paese per la situazione di grande inquinamento causato da una fabbrica. Vuole incontrarlo da sola, perché desidera evitare quel clima conflittuale che si creerebbe se andasse con un drappello di altri compaesani, sensibili al tema, ma facinorosi. Adesso affronta le situazioni con molto più equilibrio: le priorità si stagliano più evidenti di un tempo.
Elena ha deciso anche di partecipare ad un gruppo di donne che si ritrovano per parlare di se stesse, con l’alibi ogni volta di un tema. Si trova molto bene in questa condivisione perché la sua malattia non è la protagonista. Elena ha la salute? No, secondo la vecchia definizione (del 1948) di salute dell’O.M.S.: la salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale, psicologico, emotivo e sociale. Ma Elena ha la salute secondo la più recente definizione dell’O.M.S. (del 2011): la salute è la capacità di adattamento e di auto-gestione di fronte alle sfide sociali, fisiche ed emotive. Questa è la salute di cui gode Elena: sta convivendo con la sua malattia, si sta adattando nel modo migliore, sviluppando risorse interne.
E’ utopistica infatti la vecchia definizione di salute, perché non è possibile raggiungerla.Un clinico dell’800 ha scritto: “La salute è uno stato precario, transitorio, che non promette nulla di buono”. La salute non è un benessere utopistico, ma un adattamento alle circostanze ed agli eventi di quel preciso momento della vita. La salute è un vivere al meglio possibile quello che la vita ci porta. Salute non è eliminare il male , ma dargli un significato, un senso. La vita di Elena, seppur malata, ha un senso, lo può avere: solo lei glielo può, però, dare. Lei sta accettando un limite oscuro, ma naturale dell’esistenza: la malattia.