Ddl Zan, tra guelfi e ghibellini
C’è qualcosa di improprio, diciamo così, nel duro confronto politico che si sta svolgendo in questi giorni intorno al ddl Zan. Ed è che su questo argomento si sono formate, e via via consolidate, due posizioni quasi “militari”, che non lasciano nessuno spazio alle libere coscienze degli uni e degli altri. Gli schieramenti appaiono compatti, le defezioni non sono ammesse e qualunque riflessione sembra doversi per forza incanalare nel verso della disciplina, se non addirittura della tifoseria. Ghibellini e guelfi, per dirla con la storia. Eppure se c’è un campo che meriterebbe di essere sottratto, per quanto possibile, alla rigidità degli schieramenti è proprio quello dei temi eticamente sensibili. Laddove appunto le scelte personali, quali che siano, non dovrebbero essere soggette alla rigidità dei blocchi contrapposti, e la libertà dei parlamentari dovrebbe potersi dispiegare senza altri vincoli. Ora, è pur vero che di questi tempi ai partiti non restano molte occasioni per esprimere la loro personalità politica. Infatti pandemia ed economia seguono un’agenda pressoché obbligata. E l’impronta di Draghi appare quasi sempre più profonda e incisiva rispetto al gioco dei posizionamenti a cui le forze politiche affidano solitamente la ricerca del consenso. Dunque, può sembrare ovvio che, non appena si presenti un’occasione per marcare il proprio protagonismo, si cerchi di coglierla al volo. Ovvio però non vuol dire giusto.