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Brescia
di ROBERTO ROSSINI 04 nov 2021 08:56

Dammi tre parole

Il discorso del Presidente Mattarella in occasione del pranzo coi Capi di Stato e Governo del G20 racchiude in poche parole un vasto programma politico. Elenca le priorità e indica le soluzioni per l’Italia e per il mondo. Ecco le sei priorità globali/locali elencate da Mattarella: pandemia, povertà, divario nord/sud, riforma dell’economia (nuovo lemma per dire “critica al capitalismo”), transizione ambientale, transizione digitale, Afghanistan (ossia la pace, le alleanza militari e politiche). Le priorità sono del tutto sovrapponibili per il mondo e per l’Italia e per gli altri Paesi presenti. Per cui si può meccanicamente concludere che per costruire la città degli uomini pensando politicamente – per usare un’espressione cara a Giuseppe Lazzati – serva un pensiero insieme globale e locale.

È un fatto che diventa metodo. Ogni Governo cerca di risolvere le ricadute locali, ma senza un pensiero globale non si va da nessuna parte. Ostinarsi a pensare di essere “padroni a casa nostra” significa essere non troppo vicini alla realtà, vivere su un altro pianeta. Serve dunque cooperazione internazionale più che nazionalismo, fiducia più che inoculare paure e risentimenti, innovazione più che tradizionalismo. Per cogliere il dettaglio dobbiamo vedere – o almeno intravedere – il tutto, lo scenario. E noi cattolici, cosa possiamo dire dello scenario? Abbiamo una parola da spendere in questo tempo? Il Papa, generosamente, offre orientamenti e prospettive: ma siamo in grado di tradurre tutta questa ricchezza in un progetto politico? Per farlo bisogna anzitutto evitare di cadere in un paio di trappole. La prima è la trappola del contenuto, quella che ci porta ad affrontare solo dei temi (cosiddetti) cattolici, i famosi temi etici su cui abbiamo una chiara specializzazione. La seconda è la trappola del contenitore, quella che ci porta a pensare di rifare un partito cattolico. Entrambe le trappole sono pericolose. Invece, per iniziare, occorrerebbe tornare a pensare politicamente cercando di dire qualcosa di cattolico sui temi contemporanei, quelli che interessano tutti, per andare anche oltre i pur necessari pensieri di Greta Thunberg sull’ambiente o il conflitto sull’economia tra Piketty e i liberisti. Serve ripensare alcuni temi tenendo conto della tradizione di cui disponiamo alla luce della contemporaneità che orienta. La realtà ci guida, ci è maestra e abita in mezzo a noi.

In politica significa portare il nostro specifico contributo al movimento del mondo, alle sue preoccupazioni più profonde, sentirsi parte di un qualcosa di grande. Mattarella ha dichiarato che la Presidenza italiana del G20 si baserà su tre parole-chiave. Due non vengono espressamente dalla nostra tradizione, ma la terza qualifica con intelligenza tutta la terna: Pianeta, Prosperità e (eccola qua) Persona. È un piccolo esercizio di dialogo col mondo. Porre la persona al centro significa costruire un mondo aperto al bene comune, che dialoga, che fa scelte di futuro (dall’ambiente alle pensioni), che apre confronti culturali e politici senza paura di andare incontro al nuovo. Significa anche ripensare i partiti e le formazioni sociali. Le cose cambiano velocemente, ora. Serve discernere, approfondire e agire con coraggio, senza nostalgie. Il Governo Draghi ci consente di “prendere tempo” per contribuire ad elaborare una proposta politica intelligente. Forse, più che una nuova Todi, come nel 2011, servirà una nuova Camaldoli, come negli anni Quaranta. 

ROBERTO ROSSINI 04 nov 2021 08:56