Dall'indignazione alla soluzione
È evidente che nessuno, in Italia, ce la fa a risolvere alcuni problemi troppo ingarbugliati. Così siamo qui a piangere, ogni volta (in questo periodo una volta al mese), morti su morti, per ragioni che sono, semplicemente, incredibili e incomprensibili: chiunque abbia visto le immagini di Ischia sa giudicare ad occhio che le case lì non vanno costruite. Per saperlo non ci vuole un diploma di ingegnere strutturale ma basta una licenza di scuola elementare.
Il problema è che c’è di peggio: i commenti politici alle tragedie, sempre uguali a se stessi, come un mantra che ripete all’infinito che sarà l’ultima volta, che adesso si interviene, che nessuno resterà non aiutato, che finalmente faremo (e magari attueremo) i piani regolatori. Fino a spingersi a dire (novità assoluta!) che i sindaci vanno messi in prigione, come soluzione definitiva (nel senso che, immagino, nessuno più vorrà fare il sindaco). Anche per me è facile scrivere righe indignate ed è giusto che mi fermi qui. Sarò felice di scrivere, un giorno, di aver trovato soluzioni praticabili proposte in modo pacato con una fattibilità realistica nei modi e nei tempi. Per favore, se qualcuno può, mi dia e ci dia questa soddisfazione.