Dal buon senso al senso profondo
È sicuro che Pioltello non sia la Mecca e non voglia diventarlo. Più facile che i ragazzi “stranieri” di seconda generazione parlino già un po’ (tanto) bauscia da periferia; e quindi, anche per loro come per i nostri a Natale, il problema di starsene a casa per la fine del Ramadan coincide con il dover capire il perché lo fanno. Ovvio che tutti hanno ragione nello sbandierare il buon senso milanese, funzionale e corretto: se il 40% non viene a scuola, vale la pena domandarsi se non stare a casa tutti (fra l’altro, in modo un po’ più casereccio, capitava lo stesso nelle scuole bresciane quando si andava a Roma Express e il sabato prima delle Palme classi intere non si presentavano a scuola). È difficile chiedere un passo in più? Passare dal buon senso al senso profondo, come dovrebbe fare la scuola (senza la politica tra i piedi)? Cioè: cogliere l’occasione per capire l’altro, entrare nel suo linguaggio, farsi raccontare il Ramadan e magari il Natale e la Pasqua senza censure. Se fossi un ragazzo della scuola di Pioltello, mi piacerebbe condividere la preghiera con i miei amici musulmani a fine Ramadan, e li inviterei a Natale e Pasqua in Chiesa. Questo mescola troppo le tradizioni? Mi fido di più dell’intelligenza dei ragazzi che del nostro buon senso.