Crisi della conoscenza
La società di oggi è descritta come società della conoscenza e dell’apprendimento, tuttavia, E. Morin (nella foto) sostiene che la crisi planetaria a cui stiamo assistendo è soprattutto una crisi della conoscenza. Secondo l’autore siamo sommersi da una sovra abbondanza di informazioni e facciamo fatica a contestualizzarle, organizzarle, comprenderle, integrarle in un insieme che gli dia senso.
Per far fronte a tale crisi è auspicata una riforma del pensiero che ci solleciti a sviluppare capacità di creare legami forti, relazioni positive ed interazioni costruttive nei diversi contesti di vita. Si tratta di usare il paradigma che richiede di conoscere per distinzione e congiunzione, sostituendolo a quello che ci esorta a conoscere per disgiunzione e riduzione. L’apprendimento a cui tendere, dunque, è quello che ci permette di sviluppare un pensiero capace di cogliere le relazioni, le implicazioni, la complessità, che si contrappone a un pensiero populista, che vuole semplificare, ridurre, isolare. Tale quadro rende necessario interrogarsi su quale formazione sia da promuovere, per quali finalità, con quali modalità, mossa da quali valori.
Rispondere a questa domanda ci costringe a problematizzare questa nostra società e il suo modo di intendere l’apprendimento. Spesso, infatti, esso è stato legato e piegato agli interessi della società moderna: in un contesto contraddistinto da instabilità e imprevedibilità, le parole d’ordine sono state adattamento e aggiornamento. In altri termini, si è chiesto e si continua a chiedere alla persona di formarsi per adattarsi ai cambiamenti socioculturali, per rimanere costantemente aggiornata. Ma l’obiettivo è solo quello di adattarsi o, invece, di poter agire sul contesto, di poterlo modificare? È da perseguire una cultura persona-centrica della formazione, in cui si integrano le esigenze aziendali (di produttività e innovazione) e socio-economiche con quelle più segnatamente educativo-formative.
In un mondo che cambia risulta importante proporre una formazione critica, problematizzante, dialogica, in cui il sapere viene co-costruito; una formazione che permetta di superare le rigide distinzioni tra contesti di apprendimento, che non li consideri come separati o, addirittura, in competizione, ma che, invece, permetta di vederne gli intrecci, gli scavalchi, le reciprocità. L’unitarietà della conoscenza, dunque, oggi non può essere ricercata nei contesti, che cambiano, mutano, ma deve essere rintracciata all’interno del soggetto stesso, che è artefice e costruttore del proprio apprendimento.