Cosa sono vita e libertà?
Il tema dei richiedenti asilo, già serpeggiante come minaccia alla sicurezza, ha fatto irruzione nel dibattito elettorale, grazie al quanto mai esecrabile assassinio di Macerata, cui ha fatto seguito la vendetta, molto apprezzata dai sostenitori del “giustizialismo fai da te”
Il tema dei richiedenti asilo, già serpeggiante come minaccia alla sicurezza, ha fatto irruzione nel dibattito elettorale, grazie al quanto mai esecrabile assassinio di Macerata, cui ha fatto seguito la vendetta, molto apprezzata dai sostenitori del “giustizialismo fai da te”. Ci sono veri problemi: l’Italia è rimasta l’unico Paese europeo ad accogliere i richiedenti asilo, che, per lunghi mesi, vengono mantenuti, spesso senza lavorare: e l’Europa sta a guardare; arrivano vittime delle persecuzioni aguzzine nelle carceri libiche, ma noi non possiamo essere coloro che collaborano a svuotarle, perché poi si riempiano di nuovi sfruttati; ai richiedenti asilo, ai quali non vengono riconosciuti lo status di profugo o altre protezioni, viene dato l’ordine di abbandonare il nostro Paese con i propri mezzi (a nuoto?): di qui la clandestinità. Si dice che ne verranno espulsi cinquecentomila e così gli altri sessanta milioni di Italiani vivranno tranquilli! Ma queste persone sono fuggite da Paesi dove non c’è la libertà o dove la povertà non può essere addebitata solo a loro: il nostro mondo si è sviluppato anche con le energie dei loro Paesi, dove ci sono anche molte guerre tribali, ma sempre sostenute da interessi stranieri.
Prima di ogni giudizio, varrebbe la pena riflettere sul significato della vita e della libertà. Se io, oggi, posso scrivere e parlare liberamente, lo debbo a molti che hanno dato la loro vita per la mia libertà: facendo il 3V, ho pianto di fronte alla lapide di Tita Secchi, che non accettò di essere liberato da solo: morì, perché voleva la libertà anche per gli altri cinque partigiani che, invece, furono fucilati con lui. Per questo sento il bisogno di considerare la mia libertà non una proprietà, ma un tesoro da condividere, anche a costo della vita. Solo così sarò in grado di annunciare soluzioni che non portino solo alla fuga, ma anche alla lotta per la libertà “ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta”, soprattutto di fronte a chi si ritiene padrone della vita altrui. Concetto espresso magistralmente nella canzone: “Orassiù”, dal nostro grande Francesco Braghini: “Signur, metega nel co ön döbe ai òm, che i surna guere e fam e che i se crèd.., quand mör la libertà, padrù del mond e de la verità”. In attesa di chi sappia ancora donare la vita per la libertà, non mi vergogno di accogliere lo straniero, perché “non mi vergogno del Vangelo”, che mi garantisce che accogliendo il forestiero accolgo, Lui, la Verità che ci fa liberi.