Cosa sarebbe di noi?
Ho visto e rivisto il video, circolato viralmente in questi giorni, nel quale un giovane si fa trasportare ad alta velocità, nel bel mezzo della notte e della sua città, sul cofano di una macchina, guidata da uno che si spaccia come suo amico (probabile che lo spaccio, effettivamente, ci sia stato, magari non di amicizia). Fuggo convintamente dalla banalità di dire che, ormai e inesorabilmente, la maggioranza dei giovani sono così; faccio fatica, invece, a fuggire dalla stessa banalità di dire che lui è uno sciocco (e la vera gara è fra chi lo è di più tra lui e chi guida). Non voglio sfilarmi dal condividere una considerazione che tocca tutti, giovani e meno giovani: quali sogni stiamo negando a chi pensa che giocarsi la vita così valga di più di tutto quello che si può provare e progettare? Cosa desidera uno che posta sui social un’immagine di sé che lo definirà irrimediabilmente più di tutte le belle cose che potrà fare e raccontare? Spero, ovviamente e con tutto il cuore, che questo giovane non si sia fatto male e non abbia fatto male a nessuno per la sua bravata. Spero che la sua vita sia bella e, possibilmente, normale. Così normale che, un giorno, suo figlio, guardando questo video abbia il coraggio di dire a suo padre: se ti fossi fatto male, quella sera, cosa sarebbe stato di me?