Cosa resta del Giubileo?
La Bolla di indizione del Giubileo straordinario della Misericordia, Misericordiae Vultus di papa Francesco ha come titolo “Misericordiosi come il Padre”. L’Anno giubilare aveva quindi come scopo non solo quello di ricevere l’indulgenza ma quello di vivere alla scuola della misericordia divina
La Bolla di indizione del Giubileo straordinario della Misericordia, Misericordiae Vultus di papa Francesco ha come titolo “Misericordiosi come il Padre”. L’Anno giubilare aveva quindi come scopo non solo quello di ricevere l’indulgenza ma quello di vivere alla scuola della misericordia divina.
Si trattava perciò di imparare da Gesù ad essere misericordiosi, contemplandolo nelle sua piena umanità fatta di parole, gesti e sentimenti. Celebrando la misericordia nel Sacramento della riconciliazione ed esercitandola con le opere di misericordia corporale e spirituale. Il passare più volte dalla Porta Santa come hanno fatto molti pellegrini, è stato un gesto carico d’amore, esercitando la misericordia nella comunione dei santi. Alcune persone hanno vissuto l’esperienza dell’indulgenza anche in modo gratuito, offrendola ad un’anima del purgatorio, senza nome, senza volto che nella sua solitudine non aveva nessuno che pregasse per lei. Ora che l’Anno si è concluso il rischio potrebbe essere quello di non dare una continuità ai passi e alle esperienze vissute. La misericordia l’abbiamo chiesta, l’abbiamo celebrata, l’abbiamo ottenuta ora va portata nella vita di tutti i giorni perché come ha trasfigurato la nostra persona possa, attraverso l’esercizio delle opere di misericordia corporale e spirituale, trasfigurare le nostre famiglie, le parrocchie e il mondo intero. Che senso può avere vivere il Giubileo e poi non essere capaci di perdonarci tra fratelli e sorelle? Tra figli e genitori? Tra coniugi? Tra vicini di casa? Tra amici? Come possiamo vivere i frutti dell’Anno Giubilare? Innanzitutto nella gratitudine. Ogni dono apre ad un grazie. Essere lieti e grati al Signore per ciò che ci ha dato la possibilità di sperimentare.
Una maggiore fedeltà al Sacramento della Riconciliazione: viverlo nella fedeltà e non solo al bisogno. Riconoscendone la Grazia che vi agisce e si prolunga nella vita di tutti i giorni. Vivere le opere di misericordia corporale e spirituale come atteggiamenti propri del cristiano, sono le azioni che ci rendono persone migliori perché “misericordiosi come il Padre”. Rendono visibile il Volto di Gesù chiamato a risplendere sulla Chiesa e nel viso di ogni suo figlio.
Comprendere che la continuità da dare all’Anno giubilare della misericordia sia quello di perdonare. Di “non stancarci di perdonare” come fa il Padre con noi, di ricucire abbracci spezzati praticando anche una forma umana di indulgenza: cioè mettendo fine a tutte quelle pene che l’odio, il rancore, il desiderio di vendetta mettono in atto e finiscono con appesantire il cuore nostro e altrui. Infine se abbiamo attraversato la Porta Santa perché non esercitarci ad attraversare le porte? Ad abbattere i muri dell’indifferenza? Aprire le porte chiuse, bussando con la preghiera e l’elemosina. Varcare le soglie della sofferenze e delle solitudini. Quelle delle case dei poveri e dei peccatori e perché non aprire la porta del nostro cuore e della nostra casa ai fratelli e alle sorelle? Gesù lo ha fatto perché Misericordioso come il Padre e ci ha chiamati “perché ne seguiamo le orme” (S. Francesco).