Condivisione e corresponsabilità
Ancora una parentesi, in attesa di sapere chi occuperà la casella del governo dedicata all’Istruzione. Non sarà infatti un passaggio di consegne di poco conto quello che dovrà affrontare il ministro Bianchi per lasciare il passo al nuovo inquilino di Viale Trastevere al quale dovrà consegnare una scuola in piena ripresa di attività, con problematiche aperte che riguardano tra l’altro il corpo docente (concorsi, cattedre e varie amenità) ma soprattutto l’ordinarietà dell’attività didattica che quest’anno cercherà di recuperare i “danni” della pandemia. Magari raccogliendo quanto di positivo può essere recuperato dall’esperienza della famigerata Dad e riavviando la normalità di una scuola “in presenza” che è tanto mancata a tutti, studenti in primis.
La parentesi riguarda una notizia che in questi giorni è uscita sui media. Colpiscono in particolare i titoli che vedrebbero una preside imporre al bidello di lavarle il vetro dell’auto. Con la conseguenza di una vera “rivolta” del suo istituto: studenti che protestano in cortile, docenti in agitazione. E la preside, ovviamente, che smentisce.
Curiosa davvero la notizia, anche se sembra piuttosto credibile la precisazione della stessa preside che ha spiegato come si sia trattato di un “fraintendimento strumentalizzato”. Così ha dichiarato ai media: “Io ho solo chiesto al collaboratore una spugna per pulire il vetro che era sporco di resina. Lui, che è un galantuomo, si è offerto di farlo al posto mio”.
La notizia viene da Brescia e riguarda il liceo Arnaldo. Ma c’è da chiedersi: possiamo immaginarci che a Brescia un collaboratore scolastico accetti passivamente un comando autoritario per lavare i vetri di un’auto? Cosa che evidentemente non gli compete. Difficile.
Più facile, invece che sia vero, come sempre emerge dai media, che dietro la presa di posizione di studenti e docenti, con tanto di post-it “I’m Gerardo” (è il nome del bidello e il post vuole sottolineare la solidarietà con lui) ci sia un pregresso di clima teso nell’istituto, con lo scontro più o meno aperto tra la dirigente scolastica che avrebbe metodi “autoritari” e il corpo docente, con coinvolgimento anche delle famiglie a proposito del progetto “settimana corta”, voluto dalla preside ma osteggiato da insegnanti e genitori, timorosi degli eccessivi carichi di lavoro che ci sarebbero nei giorni della settimana per liberare il week end.
Al di là degli aspetti curiosi e dell’accertamento scrupoloso dei fatti – che naturalmente lasciamo a chi di competenza – la notizia bresciana si presta per una riflessione che riguarda un aspetto decisivo dell’ambiente scolastico: la condivisione e la corresponsabilità. Sono, queste, dimensioni che vanno sempre ricercate all’interno del mondo della scuola, che per assolvere il proprio compito di istruzione ed educazione ha bisogno come il pane di un lavoro comune e condiviso da tutti i soggetti in campo. Soggetti legati da un “patto” che sostanzia l’attività scolastica. Dirigente, docenti, allievi, famiglie: ciascuno può e deve fare la propria parte per raggiungere il successo dell’azione educativa. Naturalmente non sono escluse le diversità, i confronti anche serrati di opinioni – un collegio docenti spesso vede in atto dinamiche simili – ma occorre avere un orizzonte comune di riferimento che porta alla fine a decisioni e azioni condivise.
Dalle notizie sul liceo bresciano viene l’invito a cercare proprio questo.