Comunità energetiche
Nella Laudato Si’ Papa Francesco scriveva che non ci sono “due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nelle stesso tempo per prendersi cura della natura”. Eravamo nel 2015, ma forse solo oggi ci rendiamo veramente conto di quanta verità contengono queste affermazioni. Non possiamo, infatti, non accorgerci che l’approccio ecologico diventa sempre anche un approccio sociale. Lo vediamo nella nostra quotidianità e, soprattutto, a ogni latitudine. Nel mese dedicato al tempo del creato, l’Ufficio per l’impegno sociale ha promosso un documento interessante nel quale sottolinea la bontà della Comunità Energetica Rinnovabile (CER). Per le parrocchie intraprendere questa strada significa riprendere in mano il filo della storia tipicamente cattolica che, tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, ha saputo generare le casse rurali, le cooperative e le società di mutuo soccorso. Oggi come allora si sente il bisogno di un maggiore protagonismo dei cittadini. “Come credenti –scrivono − siamo convinti che non bastano scelte individuali per risolvere una situazione complessa come quella attuale. Non è sufficiente che ognuno sia migliore. Come singoli individui si è più esposti al rischio di soccombere ad un consumismo senza etica e senza senso sociale e ambientale”. La CER diventa, quindi, uno strumento per rendere concrete le riflessioni della Chiesa sull’ecologia integrale e sulla dottrina sociale della Chiesa. Per le parrocchie è anche l’occasione per offrire un segnale di vivacità e, perché no, anche di profezia. Tre gli evidenti vantaggi: ambientale, sociale ed economico (diminuiscono anche i costi della bolletta elettrica). L’energia viene prodotta solo da fonti rinnovabili, riducendo così le emissioni di anidride carbonica. La CER produce energia e, quindi, porta benefici a chi vi partecipa. Possono aderire le persone fisiche, le piccole e medie imprese, i Comuni, gli enti religiosi o le associazioni del Terzo Settore, solo per fare alcuni esempi. Insieme alla parrocchia vanno coinvolte le istituzioni, sviluppando un’alleanza strategica con il territorio. Gli incentivi ricevuti dal gestore dei servizi energetici vengono anche distribuiti in modo da prevedere anche un fondo di solidarietà per arginare le povertà. La Comunità Energetica Rinnovabile può davvero configurarsi come una “concreta testimonianza profetica della carità, uno strumento per favorire la sussidiarietà orizzontale, per vivere la solidarietà nei confronti delle persone fragili e povere, e può aiutare la crescita sostenibile della comunità e la promozione di nuovi stili di vita”.