Come guardare al nuovo anno pastorale
Circolano idee, si predispongono i tempi e i modi per realizzarle. C’è fermento, e se il fermento è quello del Vangelo allora qualcosa accade. Certo, si tratta di non lasciarsi sopraffare dall’organizzazione e dell’attivismo, ma è bello affrontare la sfida
Settembre è il mese dei nuovi inizi. Comincia la scuola, ci si iscrive a qualche attività sportiva, si programmano eventuali nuovi impegni, magari anche di volontariato in qualche associazione, parrocchia o oratorio. Mentre i primi temporali ci raccontano che la stagione estiva è ormai agli sgoccioli e recuperiamo qualche maglione di cotone dall’armadio, più o meno tutti siamo presi dalla percezione che questo è il momento giusto per impostare un nuovo tratto della nostra vita. Capita anche alle comunità cristiane, ai preti e a coloro che in parrocchia si spendono per l’annuncio del vangelo nelle diverse attività pastorali che proprio a settembre sono sollecitate a mettere mano al calendario, per fissare gli appuntamenti, immaginare itinerari educativi, liturgici e culturali che punteggeranno l’anno che verrà. Anche la diocesi manda stimoli e sollecita in questa direzione: c’è una nuova lettera pastorale, i presbiteri si ritrovano al Convegno del clero, i catechisti sono in assemblea, negli oratori si odono i frizzi e i lazzi delle ultime feste prima di ricominciare il catechismo. In alcune comunità si vivono distacchi e accoglienze. Sacerdoti con cui si è vissuto un tratto di cammino se ne vanno, altri giungono nella comunità. Cose che accadono ogni settembre, ma che in ogni parrocchia si colorano di sguardi, punti di vista a volte diversi e non sempre convergenti tra loro. Ci sono parrocchie dove si ricominciano le attività con i colori della stanchezza e della disillusione. “Perché impegnarsi tanto? Quest’anno in oratorio, in parrocchia non sarà molto diverso da tutti gli altri!” Qualcuno è già convinto che tutto quello che si farà non servirà a molto. Cieca fiducia nell’opera della provvidenza o programmato disimpegno? Ricerca dell’essenziale o rassegnazione? Qualcuno dice: “Le abbiamo già provate tutte. Se è vero che è il Signore che converte, magari potrebbe venire lui a fare il catechista nel mio gruppo quest’anno, io posso garantire solo il minimo sindacale”. Certo, la ricerca dell’essenziale è sacrosanta, come lo è la fiducia nella Provvidenza e il sano realismo, ma la percezione della resa davanti alle difficoltà dell’annuncio del Vangelo rischia di essere perdente in partenza. La via della testimonianza radicale per una comunità resta preferenziale, ma solo se vestità della santità e della bellezza della vita, come ci ricorda il nostro Vescovo. In altre parrocchie si continua a respirare grande entusiasmo ed energia. Qualche cambio di assetto a volte fa bene, riattiva energie e vitalità. Settembre diventa il momento dove le risorse più belle della comunità fanno capolino. Lo Spirito Santo aiuta a individuare disponibilità, carismi, passioni che se incoraggiate possono diventare ricchezza per tutti. Circolano idee, si predispongono i tempi e i modi per realizzarle. C’è fermento, e se il fermento è quello del Vangelo allora qualcosa accade. Certo, si tratta di non lasciarsi sopraffare dall’organizzazione e dell’attivismo, ma è bello affrontare la sfida. Ciò che conta, all’inizio di un anno pastorale, è quindi non smettere di coltivare la sana inquietudine di qualcosa di bello che abbiamo da raccontare. Non ci siano a Brescia comunità dove nulla si muove, dove vige la regola del si è sempre fatto così; dove non ci sia un palpito, un brivido, una scossa che agita le menti e i cuori. Dove la forza del Vangelo non ci metta in discussione ancora una volta.