Come aiutare i poveri?
Ci sono proposte concrete. Ma tutto rimane circoscritto al dibattito e non si converte in azione
A prescindere dalle differenze, tutti gli interventi sono accumunati da tre elementi: considerano una misura universale (cioè diretta a tutti quelli che ne hanno bisogno); mirano a costruire un percorso di sostegno personalizzato per l’inserimento sociale; puntano a offrire prospettive di inserimento lavorativo, quando possibile, agli assistiti. C’è il problema, c’è la sensibilità sociale, e pare quella politica, ci sono proposte concrete. Ma tutto rimane circoscritto al dibattito e non si converte in azione.
Cosa si aspetta? Forse troviamo la motivazione a partire dall’omelia di Papa Francesco per la 20° assemblea della Caritas internationalis: “Il pianeta ha cibo per tutti, ma sembra che manchi la volontà di condividere con tutti… Fare quello che possiamo perché tutti abbiano da mangiare, ma anche ricordare ai potenti della terra che Dio li chiamerà a giudizio un giorno”. Le parole ci suggeriscono due aspetti per affrontare il dramma della povertà. C’è la “disponibilità a condividere” che è insita in qualsiasi intervento: senza la possibilità di attuare una redistribuzione della ricchezza all’interno delle fasce della popolazione, i poveri rimarranno sempre tali. C’è la “responsabilità dei potenti”: non ci si può fermare ad analisi o dichiarazione di intenti, quando si arriva a un certo punto occorre assumersi il coraggio di scegliere una strada da imboccare.