Cieli e terra nuova. La gioia della Pasqua
Di fronte alla trasformazione del mondo, solo un atto di amore ha la capacità di sovvertire le logiche umane. L'editoriale del numero di Pasqua di "Voce" è a firma del vescovo Luciano Monari
Siamo ormai abituati a raccontare il mondo in forma storica: il big bang all’inizio, la formazione progressiva di atomi e di molecole sempre più complessi, le nebulose, le galassie, le stelle, i pianeti… Poi su uno (?) dei pianeti la formazione di macromolecole, delle prime forme di vita, di forme sempre più complesse: piante, animali, uomo. Che con l’uomo sorga qualcosa di straordinariamente nuovo, non dovrebbe essere dubbio se si considera ciò che l’uomo ha fatto (e può fare) in bene e in male. C’è un essere capace non solo di vivere, ma di modificare, poco o tanto, l’ambiente in cui vive, gli altri esseri viventi, se stesso; capace di scegliere tra opzioni diverse e quindi tra immagini diverse del mondo da favorire e costruire progressivamente.
Ebbene, la Pasqua dice che in questo sviluppo e trasformazione del mondo, si crea qualcosa che non è più sottomesso al degrado, ma che si proietta in un futuro senza termine. Che cosa? La risposta suona semplice: l’amore. Quando l’uomo riesce a porre un atto autentico di amore, pone un atto che non ha la sua spiegazione all’interno del mondo e che non tende solo al successo nel mondo; pone qualcosa che supera l’istinto di autodifesa e scommette su qualcosa che non ha riscontro nel tempo. Nel corso di una decimazione, un prigioniero, risparmiato dalla conta, si offre come condannato a morte al posto di un altro prigioniero, padre di famiglia, che la conta aveva invece colpito.
Come valutare questo gesto? Sensato (perché ha prodotto del bene) o insensato (perché ha scelto la morte)? All’interno di un mondo chiuso e destinato a perire, un gesto del genere appare razionalmente ingiustificabile; nel contesto di un mondo aperto e destinato alla risurrezione, un gesto del genere appare il più saggio e creativo che si possa immaginare. La Pasqua dice esattamente questo: ogni gesto di amore gratuito posto all’interno di questo mondo afferma implicitamente l’esistenza di un contesto più ampio (oltre questo mondo); anzi è un gesto che appartiene a questo mondo più grande nel quale l’amore non è più un’eccezione irrazionale, ma una legge coerente e costante. È il mondo di Dio.
+ LUCIANO MONARI
29 mar 2016 00:00