Ci sarà l’effetto Trump?
Il ragionamento può sembrare contorto ma bisogna provare a seguirlo. Con sfumature diverse ha fatto capolino in molti dei commenti sugli effetti delle elezioni per il nuovo inquilino della Casa Bianca
Il ragionamento può sembrare contorto ma bisogna provare a seguirlo. Con sfumature diverse ha fatto capolino in molti dei commenti sugli effetti delle elezioni per il nuovo inquilino della Casa Bianca. Ecco l’assunto: il voto popolare che ha portato la Gran Bretagna fuori dall’Unione Europea poteva essere considerato fino a ieri come un episodio singolare a cui avevano concorso rabbie recenti e storica freddezza verso l’istituzione comunitaria; ma la vittoria di Trump in America rappresenta un formidabile salto di qualità per le dinamiche anti-sistema che agitano l’Europa; se fino ad oggi l’elettorato del Vecchio Continente ha dato fiato al malcontento più per pungolare il potere che per rovesciarlo, dalla prima scadenza utile la musica cambierà; ne consegue, in Italia, che nella campagna per il No al referendum costituzionale il fattore Trump sarà decisivo. A collegare voto americano e referendum si è prodigata la parte più chiassosa della strana coalizione che cavalcando l’errore politico della personalizzazione – che è unicamente responsabilità di Matteo Renzi – punta a trasformare il voto del 4 dicembre in un referendum sul presidente del Consiglio.
Le magnifiche sorti del “trumpismo” nostrano, interpretato con stili diversi ma obiettivi molto simili dai vari Salvini, Meloni, Grillo e da ultimo anche Berlusconi, potrebbero non essere tanto tranquille. La questione sta nella scelta politica di fondo con la quale il prossimo presidente americano ha messo nell’angolo i suoi avversari, che non è, come si continua a dire sbagliando, il populismo (movimento con una sua storia e intenti originari rispettabilissimi) ma la demagogia. Ottenere consenso e voti assecondando le aspirazioni più contrastanti e promettere senza avere idea delle responsabilità che comportano certe decisioni, può anche far vincere le elezioni: che consenta di governare è abbastanza improbabile oltre che pericoloso. Cosa c’entra con il referendum costituzionale? Trump ha vinto, ma per i suoi stessi elettori, oltre che per il mondo, è un’incognita. I leader dello schieramento anti-renziano di centro destra sono saliti sul carro della nuova amministrazione americana senza farsene un problema, potrebbe esserlo però per una parte dell’elettorato che non insegue i salti nel buoi e che proprio per questo potrebbe votare per il Sì, in alternativa al protezionismo di Trump in salsa grillina o all’isolazionismo della Brexit in salsa leghista.