Chi salva un bambino...
Solo per il fatto che abbia portato a termine la gravidanza e abbia fatto nascere la sua bambina, questa mamma merita tutto il nostro rispetto e la nostra ammirazione e ci invita a ripensare un tema, come quello della difesa della vita, che sta appannandosi nella nostra società
“Chi salva una vita salva il mondo intero”. Così si legge nel Talmud e oggi questa verità risuona molto vicina a noi, nella storia della piccola Maria Lucia, trovata abbandonata vicino al Seminario pochi giorni fa. Chi ha salvato il mondo in questa occasione? Certamente chi l’ha trovata e l’ha soccorsa, che conserverà per sempre nel cuore l’emozione di questo incontro e certamente il papà e la mamma che presto accoglieranno nella loro casa la bimba e si prenderanno cura di lei. Ma un’altra persona condivide con loro questo merito, ed è la mamma di Maria Lucia che con un gesto, forse da qualcuno ritenuto crudele, ma in realtà pieno d’amore e di cura, ha scelto di assicurarle un futuro. E questo deve farci riflettere, perché questa donna, quando ha scoperto di aspettare un bimbo, avrebbe potuto, imboccare la strada apparentemente più facile, quella dell’aborto: avrebbe, in pochi minuti, risolto il suo problema e ripreso la sua vita.
Solo per il fatto che abbia portato a termine la gravidanza e abbia fatto nascere la sua bambina, questa mamma merita tutto il nostro rispetto e la nostra ammirazione e ci invita a ripensare un tema, come quello della difesa della vita, che sta appannandosi nella nostra società. Infatti, a quasi 40 anni, ormai, dall’entrata in vigore della legge sull’interruzione volontaria della gravidanza, l’aborto non è più un problema su cui, almeno, ci si sofferma: i numeri, sia pure in calo, degli aborti praticati negli ospedali in base alla legge 194 dimostrano che in Italia si abortisce ancora e tanto, senza contare poi gli aborti provocati dalla RU486 e dai farmaci definiti “pillole del giorno dopo”, di cui non si parla quasi mai, perché tutto si gioca nel privato e nulla trapela all’esterno, ingigantendo la solitudine di tante donne che vivono da sole il dramma di una maternità inaspettata e spesso non trovano ascolto, accoglienza e aiuti concreti per affrontarla e alternative efficaci a soluzioni estreme.
Così, forse, è stato per la mamma di Maria Lucia che, però, ha avuto il coraggio di andare avanti e certamente non ha abbandonato a cuore leggero la sua bimba. Con questo gesto, che le sarà costato tanto dolore, questa anonima sorella ci richiama alle nostre responsabilità di fronte alla vita e ci ricorda che tutti possiamo e dobbiamo impegnarci perché nessuno si senta rifiutato e perché nella nostra società si creino le condizioni per una vera solidarietà che supera l’indifferenza e l’egoismo.