Che tempo stiamo vivendo?
Che tempo sta vivendo la nostra Chiesa bresciana? Il vescovo Monari, giunto a Brescia nell’ottobre del 2007, compirà il prossimo 28 marzo l’età pensionabile di 75 anni e, presumibilmente, questo è l’ultimo anno del suo episcopato bresciano
“Tutto ha il suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo” (Qoelet 3,1). Per il cristiano il tempo non è semplicemente kronos (il susseguirsi ineluttabile e meccanico degli anni, dei giorni e delle stagioni), per il cristiano il tempo è sempre kairos, cioè momento giusto, opportuno, tempo di grazia, di manifestazione della volontà di Dio. Lo è, sempre. Nella gioia, nel dolore, nell’impegno e nell’attesa. Che tempo sta vivendo la nostra Chiesa bresciana? Il vescovo Monari, giunto a Brescia nell’ottobre del 2007, compirà il prossimo 28 marzo l’età pensionabile di 75 anni e, presumibilmente, questo è l’ultimo anno del suo episcopato bresciano. Ma la notizia non è questa. Che ne facciamo di questo tempo? Giustamente continuiamo a camminare con il nostro pastore incontro al Signore, ma mentre ogni giorno che passa si moltiplicano gli attestati di stima nei suoi confronti è logico chiedersi, in vista di questo passaggio, dove siamo. Torna la domanda: che tempo è questo per la Chiesa bresciana? Il rischio del chiacchiericcio o del panegirico inconcludente sappiamo che non serve a nessuno. Come non è utile il piagnisteo sul “si sarebbe potuto” o “si sarebbe dovuto” e invece...
A pensarci bene è uno stile così poco “bresciano”! I bresciani sono operativi, concreti. E allora, anche a livello ecclesiale abbiamo il coraggio di fermarci, fare il punto, interrogarci per ripartire con ancor maggior entusiasmo? Il cambio del vescovo ci propone un atteggiamento di verifica? Bene. Non siamo abituati a viverla, ma tanto è. La diocesi, ma vale anche per ogni parrocchia e unità pastorale, ha a disposizione momenti, organismi, situazioni deputate istituzionalmente a vivere anche questo impegno. Forse succederà. D’altro canto anche i Vescovi quando vanno dal Papa in visita “ad limina” preparano una corposa relazione di verifica sullo stato della diocesi. Un bel volume che il vescovo Monari nel 2013 avrebbe desiderato pubblicare... poi non se ne fece nulla. Ecco perché il nostro kairos è oggi quello di raccogliere quanto seminato per guardare con fiducia e speranza al tempo che verrà. Noi, senza la pretesa di essere esaustivi, come settimanale diocesano ci sforzeremo di contribuire con un breve viaggio nella vita della comunità bresciana. Guarderemo al clero, ai consacrati, ai laici, ai giovani, alle istituzioni della nostra Chiesa, alla sua rilevanza nella società bresciana. Siamo in cammino, abbiamo fatto e facciamo tante cose... ma come ci sentiamo, come ci percepiamo? Siamo contenti o stanchi? Siamo sconfitti o ancora pieni di desiderio e di entusiasmo missionario? I numeri che abbiamo raccolto non sono sempre positivi. Meno preti, meno consacrati, meno rilevanza della nostra azione pastorale sulle persone e gli ambienti di vita. Ma bastano i numeri per descrivere la qualità della vita e della fede dei cattolici bresciani?
Se solo guardassimo da un lato al filo rosso delle quattro fondamentali lettere pastorali del vescovo Luciano (parola, eucaristia, comunità è missione) potremmo ritrovare il centro, ciò che è essenziale per essere oggi a Brescia la Chiesa di Cristo. Dall’altro lato ci conforta quel patrimonio di peculiare vicinanza che la nostra Chiesa ha sempre espresso alla vita della gente, fatta dell’attenzione educativa negli oratori, dell’umana e cristiana solidarietà con i poveri e gli ammalati, di un tesoro di arte e di cultura che non dicono solo la storia, ma la bellezza del nostro essere cristiani nel tempo. Partiamo, allora, dai preti. Qualche numero, poche righe, qualche testimonianza, certo nessuna pretesa di esaurire l’argomento. Uomini di Dio, segnati, come tutti, dal limite, dal peccato, ma con “l’odore delle pecore” e senza i quali Brescia, anche quella laica e distratta, sarebbe assai più povera. Il loro racconto apre questo cammino.