Che fatica collaborare
Collaborare e costruire alleanze tra diversi soggetti, associazioni, enti, istituzioni è riconosciuta essere una strategia efficace per far fronte a problemi e bisogni complessi, che possono essere affrontati solo mediante l’ascolto, il confronto e lo scambio tra esperienze differenti. Pensiamo dunque alle tante realtà presenti nelle nostre parrocchie, nelle nostre città e alle numerose possibilità di ideare e realizzare progetti condivisi per rispondere alle esigenze che si presentano.
Collaborare, però, risulta tutt’altro che facile, e tante volte decidiamo di abbandonare questa strada, scegliendo di fare da soli o di lavorare solo con il nostro gruppo, senza dover investire tempo e energie per fare insieme ad altri. Allora, forse, può essere utile tornare a chiederci perché collaborare, andando ad identificare i benefici che tutti i soggetti possono trarre dalla cooperazione per la costruzione di progetti condivisi. Senza dubbio, coinvolgere più attori porta più risorse: umane, culturali e, talvolta, economiche. Collaborare implica mettere in circolo le conoscenze e le competenze di cui ognuno è portatore e questo conduce a decisioni più creative, nuove, complete, in altri termini, migliori. Cooperare per raggiungere obiettivi condivisi stimola la costruzione di un senso di comunità, evitando l’isolamento, l’autoreferenzialità e, percependosi, invece, come orientati verso le medesime finalità.
Oltre a ciò, tale modo di operare aumenta nei soggetti la capacità di affrontare e gestire nuove sfide. Perché la collaborazione sia positiva bisogna, tuttavia, tener presenti alcuni principi generali: ognuno collabora portando le proprie specificità, che vanno riconosciute e valorizzate, collaborare non vuol dire uniformarsi, ma, lavorare in modo coordinato per raggiungere il medesimo obiettivo. Questo implica avere a che fare con diversi punti di vista e dover affrontare situazioni anche conflittuali, che non sono da temere ma da riconoscere come occasioni per giungere a nuove soluzioni, a cui da soli non avremmo mai pensato. La collaborazione va incoraggiata, non sempre nasce spontaneamente, è importante creare le condizioni per favorirla, ad esempio, fare in modo che tutti gli attori si sentano coinvolti e possano esprimersi liberamente. Bisogna divertirsi, trovarsi insieme e progettare non deve essere vissuta come una incombenza ma deve essere una occasione piacevole di incontro e di scambio: le migliori idee nascono quando si sperimenta un clima positivo. Collaborare vuol dire cedere un po’ del nostro potere e controllo, che non significa perderlo, ma arricchire il progetto e dividersi le responsabilità delle diverse fasi ed azioni.