Centrodestra confuso tra governo e opposizione
Il voto non dice che il centrosinistra batte il centrodestra. Dice però che il centrodestra batte se stesso. E di gran lunga, a quanto pare. Ora, non si vuole minimizzare troppo la portata dell’affermazione di Enrico Letta e dei suoi sindaci. Ma il dato che balza all’occhio è la confusione che regna nel campo avverso. Dove i tre leader litigano da mane a sera. E dove soprattutto non si intravede una strategia che non sia quella di confidare nella benevolenza (e nell’amnesia) del popolo sovrano.
Il fatto è che questo centrodestra non ha una chiara idea di sé. Metà è al governo, metà all’opposizione. Una parte tifa per la Merkel e per quel che ancora resta di lei e una parte civetta con i più improbabili tra i populisti europei. E quando si accendono le piazze c’è chi si schiera dalla parte delle forze dell’ordine (come si conviene alle destre di tutto il mondo, o quasi) e c’è chi si sbraccia invece a tifare per le proteste più incendiarie e irragionevoli. Nessuna di queste differenze dà mai luogo a un confronto, nessuna viene lealmente riconosciuta come tale, nessuna viene elaborata in modo che gli elettori se ne facciano un’idea più chiara. In compenso viene recitata quotidianamente la litania del potere da restituire ai cittadini votando il prima possibile.
Le astensioni sono tante, e sono di tanti. Ma se il popolo di centrodestra è tra quelli che disertano più spesso le urne una ragione dovrà pur esserci. E se tra loro cominciassero almeno a cercarla, forse potrebbero pure riuscire a trovarla.