Cenerentola
Gli austeri saloni del Centro pastorale Paolo VI si sono riempiti di presenze (tantissimi laici, alcune religiose e presbiteri) tranne il luogo nel quale si discuteva di evangelizzazione e dialogo
Torno a casa un po’ deluso, non mi capita spesso, anzi
quasi mai, ma la delusione ogni tanto bussa e ti dice che ciò che ti aspettavi
non si è realizzato, che le attese maturate non hanno trovato riscontro. Il
progetto era davvero bello e innovativo: presentare insieme le proposte per
l’anno pastorale. Insieme: è una scelta non scontata, né spontanea, ma voluta
cercata preparata. Quante situazioni cambiano e migliorano quando si è insieme!
Immediatamente l’individualismo, l’egocentrismo, la pretesa di essere
autosufficienti subisce una sconfitta radicale. Insieme è bello, ma si fa
fatica; si fa fatica perché tutto si coniuga non con “io”, ma con “noi”, si
fatica perché è necessario modulare il passo con chi ti è prossimo. Venerdì 9
settembre scorso i tre coordinamenti (“evangelizzazione e educazione”,
“evangelizzazione e carità”, “evangelizzazione e dialogo”) che assommano e
organizzano tutti gli uffici impegnati nella pastorale, hanno promosso una
presentazione unitaria e coordinata di tutte le proposte del cammino diocesano.
Davvero le unità pastorali necessitano di una pastorale sempre più integrata,
sinergica, dialogante, aperta. La proposta è piaciuta, tant’è che le presenze
sono state significative e propositive. Durante la serata ci si poteva
liberamente suddividere nei tre ambiti per ascoltare e proporre, conoscere e
intervenire in merito alla possibile declinazione dell’Evangelii Gaudium nella
pastorale ordinaria delle parrocchie… gli austeri saloni del Centro Pastorale
Paolo VI si sono riempiti di presenze (tantissimi laici, alcune religiose e
presbiteri) tranne il luogo nel quale si discuteva di evangelizzazione e
dialogo. Eravamo pochi, troppo pochi…
Poi ci ho pensato: “Quante volte ho detto che il criterio numerico non è né l’unico criterio di valutazione né il più importante” però ho vissuto la serata come una ennesima occasione perduta. Tornando a casa, dopo le parole illuminanti del Vescovo Luciano a tutti i presenti, ripensavo ad un’espressione un po’ ingenua: la dimensione missionaria è davvero la “Cenerentola” della pastorale. Man mano che procedevo sono passato più volte dalla tentazione perenne di trovare un colpevole, all’autodifesa acritica, alla giustificazione superficiale (non sono importanti i numeri, non abbiamo fatto conoscere bene l’evento, etc); mentre cercavo di uscire da valutazioni meramente psicologiche e umorali rivedevo i saloni gremiti ad ascoltare le proposte circa la catechesi, la liturgia, gli oratori, la Caritas, la scuola: sorridendo pensavo tra me “non sono le sorellastre cattive di Cenerentola e il vicario della pastorale non è la matrigna”; riandavo alla favola non ricordandone precisamente la storia, ma avevo ben chiaro l’esito: alla fine, perché tutte le fiabe hanno un lieto fine, Cenerentola diventa principessa! Senza accorgermene sono passato dal broncio al sorriso! Perdonerete l’ingenuità, ma mi piace pensare che la pastorale missionaria, l’evangelizzazione e il dialogo si confrontano ogni giorno con tante vicende umane nascoste, silenziose, poste a servizio degli altri, come la povera Cenerentola, ma l’esito è un ribaltamento inaspettato.
Non sto inseguendo favole: di ben altra statura e profondità sono le parole di Maria nel Magnificat quando contempla già la grande opera di Dio che si dipana lungo la storia umana. Tutto ciò accade perché Maria porta con sé, annuncia, testimonia la presenza di Gesù andando in fretta a trovare la cugina Elisabetta. L’icona della missione è questa! Il magnificat è chiamato a diventare ogni giorno più visibile fino alla fine dei tempi. Con buona pace di Cenerentola… P.S. Ma la volta prossima saremo un po’ di più?