Carissimo Pollicino
Carissimo Pollicino,che sei così piccolo, da essere nascosto non so dove nel mio condominio, ti scrivo per darti una bella notizia, che ti aiuterà a venire allo scoperto, tu, i tuoi sassolini e le tue briciole di pane: pur non avendoti mai visto, io lo so che ci sei e che, anche se sei minuscolo, sei un bimbo perfettamente formato, con un cuore grande, un vivace intelletto e una signora anima.
Lo so per tutte quelle innumerevoli volte in cui tu ed io, uno dentro l’altra, ci ritroviamo raggomitolati a terra, abbandonati in un angolo, semplicemente non visti. La sensazione è quella della morte, pur essendo perfettamente consapevoli di vivere, di essere ancora capaci di amare, di avere tanto da donare e da ricevere. Molto presto tu ed io abbiamo fatto alleanza, credo addirittura quando, il giorno della mia nascita, mi sono sentita persa, recisa dalla fonte stessa della vita. E tu eri lì, a sussurrarmi parole come solitudine, morte, paura… e ad insinuarmi il tragico sospetto dell’abbandono. Un’altra voce, però, mi cullava: “Al mio nascere tu mi hai raccolto” (Sal 21,11).
E ancora ci siamo ritrovati ogni sera, al buio, quando mamma e papà chiudevano la porta della camera e spegnevano la luce. Benedetta quella minuscola fessura della porta da cui filtravano pallidi raggi di intimità familiare! Ma, la mattina, avremmo ritrovato i nostri cari? E ci si addormentava, sfiniti, con l’Angelo custode che ci abbassava dolcemente le palpebre. Eravamo insieme anche sulla soglia della scuola materna, della casa dei nonni, della babysitter, dei vicini, degli amici. Gli occhi aggrappati alla mano che, sempre più lontana, ci salutava e noi troppo piccoli per essere visti, ma con in tasca e nel cuore la soluzione che ci avrebbe riportati a casa un po’ più grandi, un po’ più sicuri, un po’ più amati.
Ho disseminato anch’io, insieme con te, i miei sassolini, imprescindibili punti di riferimento per vivere bene, poi ho trovato soluzioni un po’ più elaborate per sfuggire alla fame dell’Orco che cercava e cerca di divorarmi, lasciandomi morire in quell’angolo buio in cui spesso mi nascondo. Prima di tutto ho trovato amici, compagni di piccolezza, ma giganti nella fede: il re Davide, Zaccheo e tutti i piccoli del Vangelo. Poi tengo a portata di piedi i tuoi magici stivali delle Sette Leghe che, in un balzo, mi fanno salire sul sicomoro di turno per essere vista e infine… prendo il Sole! Cioè mi espongo a tutti gli sguardi di Gesù narrati dai Vangeli e ne faccio collezione, come tu, caro amico mio, hai arricchito di denaro te e la tua famiglia. Così, piccoli come siamo, spesso schiacciati dalla paura di non essere visti, riusciamo a vivere felici e contenti per tutta la vita.