Carissima Sirenetta
Ogni estate, mentre galleggio sulle onde del mare, sento la tua vita scorrere come acqua dentro di me, la lascio lievemente evaporare e benedico il giorno in cui ti ho accolta nel mio condominio. Avevo così tanto bisogno di dare un nome a quella sete di eternità che mi abitava, da aprire senza paura le porte di casa ad una ragazza come te che con tanta forza e determinazione ha donato tutta se stessa, pur di vivere per sempre. Non ero e non sono una santa, né tantomeno un’aspirante martire, ma so di aver vissuto, fin da piccola, istanti di eternità e slanci puri di amore incondizionato, accompagnati dall’indicibile sensazione di aver sfiorato, finalmente, la verità di me su questa terra, così come sarà in Cielo. Forse eri tu a solleticarmi il cuore, quando tra le mie montagne, a contatto con il Cielo, o tra le mura di una vecchia casa di pietra – non importava il luogo – aprivo quel piccolo libretto di salmi e mi perdevo tra immagini, parole e suoni, che erano la più semplice via per incontrare Dio. Certo ricordi il giorno in cui, intorno ai dieci anni, ho solennemente dichiarato:
“Da grande voglio fare la missionaria e amare tutti, soprattutto i più poveri!”. Più tardi mi sono scontrata con questi ideali, ho incontrato poveri in carne ed ossa, sporchi e insolenti, gente difficile da amare, ho provato la fatica e la noia di partecipare alla Messa, addirittura ho fatto a pugni con Dio, perché ero convinta che le mie vie fossero indiscutibilmente le migliori, quelle in cui 2 pesci più 3 pesci fa sempre 5 pesci, e 2 pani sono 2 e basta. Ma poi regolarmente mi ritrovavo anch’io tra i 5000 uomini a mangiare a sazietà, anche se un pochino contrariata per non essere rientrata nel numero dei 5000, perché donna! Grazie, amica mia, perché mi lavi le ferite insanguinate che il cammino mi procura e ti fai canto silenzioso del cuore, quando, privata della voce perché immersa nel silenzio di una cella, solo il suono delle nude note sa modulare l’anelito della mia anima che cerca Dio. Sì, perché tu conosci la struggente bellezza di essere nel mondo, ma non del mondo e la prorompente esigenza di escogitare, anche a costo di soffrire, ogni mezzo per mantenersi in bilico tra i due mondi, vivendo in precario equilibrio sulla soglia. Per tutto questo mi piace la tua storia, Sirenetta. E mi piace anche il finale, il bacio disinteressato che doni alla tua rivale in amore, prima di essere accompagnata in cielo dalle figlie dell’aria. Un felice the end che vorrei fosse anche quello della mia vita terrena. Un salto nel buio, per essere sollevata nella luce da Chi ho tanto desiderato e amato.