Carissima Cappuccetto Rosso
Carissima Cappuccetto Rosso, che abiti al terzo piano, scala C, interno 4, di quello strano condominio che sono io e che forse siamo un po’ tutti noi, abitati, in qualche angolo più o meno nascosto, dai diversi personaggi delle fiabe che ci hanno incantati o spaventati, ci hanno fatto crescere e non se ne sono mai andati. Cara piccola Cappuccetto Rosso, ho deciso di scriverti solo adesso, dopo tanti anni di convivenza sotto lo stesso tetto, perché, quando ci incontriamo sul pianerottolo o alle riunioni di condominio, siamo troppo occupate a difendere le nostre rispettive posizioni, per parlare tranquillamente. So esattamente l’ora e il giorno in cui sei venuta ad abitare qui. Io ero molto piccola e ascoltavo e riascoltavo la tua storia dalla voce dolce della mamma o da quella più stanca della nonna. Finché l’ho imparata a memoria e, quando mi sono ritrovata nel bosco quella sera, ti conoscevo così bene, da non esitare ad invitarti ad entrare e ad alloggiare da me. Mi sono messa in testa il tuo cappuccio rosso e... in bocca al lupo! Nel vero senso della parola. Quante volte, insieme con te, ho fatto e rifatto lo stesso errore! Io a giurare che no, questa volta i fiori non li avrei raccolti – anche se ogni volta mi sembravano ancora più belli e profumati– e tu, invece, sempre pronta a dar retta al lupo e a farti sedurre. Infine entrambe d’accordo nel dirci che avremmo raccolto solo quella piccola pratolina che occhieggiava innocentemente davanti a noi. Chissà come sarebbe piaciuta alla cara nonnina! E invece si finiva sempre allo stesso modo: tu, la nonna ed io nel buio di quel brutto ventre a piangere, urlare in silenzio e soffrire. Ma sempre siamo rinate.
Nel tuo mondo, amica mia, non ci sono solo lupi. Ci sono anche i cacciatori che ci aiutano a nascere una seconda, terza e quarta volta... Cara Cappuccetto Rosso, forse adesso capisci il perché di questa lettera: è per dirti che, anche se tu rimani la bimba disobbediente e ingenua che sei, io ho imparato a volerti bene, perché negli anni ho incontrato Qualcuno che in una specie di bosco, simile al nostro, ha saputo resistere al lupo che per tre volte lo voleva ingannare con la promessa di ricchezza, successo e potere. Così, la prossima volta che ci succederà di essere sole nel bosco, invece di discutere, potremo chiedere aiuto a Lui. Addirittura, se fosse troppo tardi e ci ritrovassimo di nuovo al buio, sai che sorpresa trovarLo anche lì, pronto a prenderci per mano e a riportarci alla Luce! Forte, vero? Ah, un’ultima cosa: quando cercheremo di spostare pietre per riempire la pancia del lupo, ricordiamoci che non serve, perché il lupo e già stato sconfitto e la pietra è già stata spostata.