Carissima Biancaneve
Carissima Biancaneve, che vivi nella dimensione del cambiamento da quando, a sette anni, ti ho accolta nel mio condominio, ti scrivo mentre la cellula B (bimba), che fino ad oggi è stata la tua cameretta, si sta trasformando nella cellula A (adolescente), che presto tappezzerai di poster, fotografie, autografi e un bel divieto d’accesso sulla porta. Mi sono accorta di questo tuo trasloco dal colore delle mie guance, che si fanno rosse all’improvviso, per uno sguardo, una parola, una canzone. Rosse come la metà della mela che hai istintivamente addentato, perché era tanto bella.
Mentre io ero titubante davanti a quella vecchietta che già due volte ci aveva ingannate, con la cintura e con il pettine avvelenati, tu non hai esitato: sapevi che era necessario passare dal candido bianco della neve della nostra infanzia, dolce ricordo di chi aveva scelto il nostro nome, al rosso del sangue che ci avrebbe riconsegnate alla vita come donne. Ancora ci brucia dentro il dolore per l’invidia che spinse la nostra perfida matrigna a cercare di ucciderci, ma non possiamo dimenticare l’affettuosa accoglienza dei sette nani, cari fratelli che hanno tentato, invano, di fermare il tempo, per trattenerci nella loro minuscola casa.
Poveri piccoli amici, incapaci di fecondare le giovani donne che eravamo! Sono trascorsi tanti anni nell’attesa di qualcosa o di qualcuno che svegliasse il nostro sonno. Non soffrivamo, no, non più. La matrigna ci credeva morte e i nani custodivano il nostro corpo nella bara di cristallo, vegliandolo giorno e notte. “Qui giace una figlia di re”, scrissero a lettere d’oro. Quanto tempo è passato tra mille esperienze, viaggi, incontri, tradimenti, silenzi, preghiere, lacrime e pazzie, senza che niente e nessuno ci restituisse l’immagine regale di noi. Tu, intanto, cercavi di dipanare il filo rosso della mia vita, finché un giorno hai sentito due occhi appoggiarsi su di te e dolcemente, raggiungerti il cuore. “Non posso vivere senza veder Biancaneve: voglio onorarla ed esaltarla come la cosa che mi è più cara al mondo”, ripete il tuo Principe, ogni volta che ci è chiesto di crescere. Anche nella mia vita è arrivato un Principe. Mi ha guardata come nessun altro. Il Suo sguardo va oltre l’apparenza, è capace di contemplazione, in altre parole mi regala il futuro.
“Talità Kum”, mi ha detto, mi ha presa per mano, restituita alla vita e fatta sua sposa. “E vissero per sempre felici e contenti”, si vorrebbe concludere, ma tu, cara amica, che abiti il cambiamento, mi ricordi che potrei riaddormentarmi davanti a qualche nuova sfida. Se il sonno sarà troppo pesante, svegliami, tu, ti prego, perché il Principe presto tornerà. È una promessa. È già realtà.