Carissima Alice
Carissima Alice,che abiti in quel Paese delle Meraviglie che prende forma in me quando lascio alla fede il timone della mia vita, ti ringrazio perché posso contare su di te in questo lungo giorno di Pasqua in cui, tra corse, pietre spostate e apparizioni di angeli, il mio cuore e la mia mente fanno rocamboleschi salti mortali, rimanendo paradossalmente più vivi che mai. L’esplosione di vita e di gioia che ne consegue, incontenibile e addirittura contagiosa, mi ricorda che tu esisti da sempre in me e che abbiamo giocato tanto insieme, noi due da piccole. Quanto abbiamo rincorso il Bianconiglio, non badando al fatto che fosse sempre in ritardo, perché il tempo per noi si fermava. Arrivava la sera, forse anche il buio e il freddo, ma noi, con il sole dentro, avremmo continuato anche tutta la notte ad imbatterci in mondi, situazioni e persone eccezionali, che ci facevano sbellicare dalle risate o morire di finta paura, perché la Regina di cuori, nonostante le grida e le minacce, la testa non l’avrebbe mai tagliata a nessuno. Ricordi com’era difficile riconoscere nel muso sornione dello Stregatto, che compariva e ricompariva a suo insindacabile piacimento, i lineamenti del volto della mamma che ci chiamava per la cena? E se, ancora con un piede nel Paese delle Meraviglie, le rispondevamo in modo un po’ strano e lei ci apostrofava dicendoci che eravamo un po’ matte, noi rispondevamo con orgoglio che sì, lo eravamo, facendo l’occhiolino al Cappellaio Matto e alla Lepre Marzolina, intenti a festeggiare il loro non-compleanno.
Carissima Alice, quanto mi dispiace averti persa negli anni! Mi accorgo solo adesso di quanto ho bisogno di te nella vita di ogni giorno, soprattutto quando la porticina che ho davanti è davvero troppo piccola e stretta e io non ho nessuna voglia di chinarmi, di abbassarmi, di rimpicciolirmi. E poi, per cosa? Per seguire un animaletto dagli occhi rosa che nemmeno esiste e che, ipotesi delle ipotesi più straremote, mi trascinerebbe con sè negli abissi della terra per condurmi in un meraviglioso giardino? Alt. Un momento. Ma io questa storia l’ho già sentita. Qualcuno è sceso agli inferi un giorno, di sabato, quando un silenzio assordante nascondeva ogni traccia divina sulla terra, per poi apparire, la domenica, in un giardino, fonte di pace per tutti. Con Lui andrei in capo al mondo, ormai lo sai, Alice. Non sarà che c’entri anche tu in questa storia, tu che, insieme con me, agli incroci della vita sei chiamata a dire continuamente chi sei, a diventare grande o piccola, mangiando e bevendo cibi e bevande che te ne danno la forza e a credere in una splendida vita che, se lo vuoi, è già realtà?