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di LUCIANO ZANARDINI 10 nov 2022 08:59

Carichi residuali

Il fenomeno migratorio rallentato dalla pandemia ha ripreso la sua corsa ma non lo scopriamo certo oggi. Occupa le pagine di cronaca perché spesso viene strumentalizzato da chi cerca di “accontentare” il proprio elettorato. Non possiamo accettare che i massimi rappresentanti delle istituzioni veicolino termini come “accoglienza selettiva” o “carichi residuali”. Stiamo parlando di persone, non di merci. Favorire l’indifferenza agevola il processo di disumanizzazione in atto. Piuttosto dovremmo chiederci che cosa spinge molte persone ad uscire dai loro Paesi. L’aumento delle guerre e i danni provocati dall’emergenza climatica determinano un numero sempre più alto di uomini e donne che scappano perché nella loro terra non c’è futuro e, in molti casi, non c’è speranza di vita. A bordo delle navi nel porto di Catania c’erano uomini e donne, senza contare i più piccoli, che hanno subito violenze sia nei Paesi di provenienza sia in quelli di transito, fino alla Libia. Possiamo chiudere gli occhi?

Possiamo selezionare solo dei fragili dal punto di vista fisico senza considerare i disturbi psicologici e i traumi? A chi grida all’invasione, si può rispondere semplicemente che via mare ad oggi, nel 2022, sono arrivate 88mila persone, di queste solo 10mila attraverso i “taxi del mare” come qualcuno in maniera superficiale e maldestra ha apostrofato le navi messe in acqua dalle Ong. La maggior parte, numeri alla mano, arriva con mezzi propri e di fortuna, spesso pagando un prezzo molto alto per il trasporto e, su questo ha ragione il Governo, alimentando il mercato della droga e delle armi. L’immigrazione percorre soprattutto altre strade (via terra). Il soccorso in mare resta, comunque, un obbligo sancito dalla Convenzione internazionale delle Nazioni unite. Arriviamo, poi, al capitolo relativo alla ridistribuzione dei rifugiati. L’Ispi (l’Istituto per gli studi di politica internazionale) ha rielaborato i dati dell’Unhcr. Nel 2021 in Europa la Svezia (2,3% della popolazione), la Germania (1,5%), la Grecia (1,1%), la Francia (0,7%), la Danimarca e i Paesi Bassi (0,6%) e la Spagna (0,3%) hanno accolto di più dell’Italia (0,2%) che è seguita a ruota dall’Ungheria (0,1 %). E questo per guardare dentro i confini dell’Unione. Sono complessivamente 100 milioni le persone in fuga da guerre, violenze, persecuzioni e violazioni di diritti umani. Alla fine del 2021 erano 89 milioni.

L’invasione russa dell’Ucraina e le altre emergenze, dall’Africa all’Afghanistan, hanno portato a un aumento drammatico dell’esodo. Alla maggior parte dei rifugiati, è bene ricordarlo, viene assicurata un’accoglienza dai Paesi confinanti, spesso dotati di scarse risorse. Resta il nodo del superamento del Regolamento di Dublino, ma il Patto sulle migrazioni è fermo al palo, nonostante la recente richiesta, travisata dai più, di Papa Francesco per una politica più collaborativa nei confronti dei Paesi (Cipro, Grecia, Spagna e Italia) che si affacciano sul Mediterraneo. Si studia la possibilità di ricollocare i richiedenti asilo già registrati in un Paese di primo ingresso, come l’Italia, in un altro Stato membro dell’Ue. Però, ha affermato mons. Francesco Savino, vice presidente della Cei in occasione della presentazione della nuova edizione del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes, “non utilizziamo Papa Francesco come copertura di scelte politiche. Papa Francesco dice che se non vogliamo che il mare, soprattutto il Mar Mediterraneo, diventi sempre di più un cimitero liquido, senza lapidi ma una fossa, dobbiamo salvare, custodire e tutelare gli immigrati. E l’Europa non lasci sola l’Italia. Qui a mio avviso, si gioca la civiltà dell’Europa e si gioca la democrazia”.

LUCIANO ZANARDINI 10 nov 2022 08:59