Cannabis: questione male impostata
Quando la vita presenta il lato duro e ruvido, si preferisce mettere la testa sotto la sabbia delle nostre illusioni ed allora pensiamo che l’utilizzo di certe sostanze ci possa aiutare ad alleviare il dolore e la fatica.
Le sezioni unite della Corte Costituzionale hanno sentenziato. In attesa di conoscere gli elementi che sostanziano tale espressione, ritengo importante riflettere su alcuni aspetti rimasti nell’ombra rispetto al clamore mediatico sulla vicenda. È evidente infatti che l’attenzione di molti di noi si sia concentrata nel dibattere circa gli aspetti clinico-sanitari o economici e molto meno su quelli umani. Ci si scontra sulla concentrazione di Thc nei prodotti in questione, sulle percentuali oltre le quali è da ritenersi “stupefacente”, sull’età dalla quale consentirne l’acquisto.
Discutiamo animatamente sugli effetti del cannabidiolo e sul suo ruolo da miorilassante, sugli effetti che questo ha sul sonno come sul dolore. Ci perdiamo anche in analisi di economia di settore: quanti negozi chiuderanno? Quanto gettito fiscale in meno? Quanti posti di lavoro si perderanno? Non affrontiamo, a mio avviso, le domande più difficili, quelle più fastidiose e scomode che questo fenomeno porta con sé a volte nascondendole. Quali? Alcuni esempi: perché abbiamo bisogno di mettere sul mercato sostanze che “assopiscono”, che “addormentano”, che “calmano” gli animi dei nostri ragazzi? Cosa c’è in loro che ci disturba ed infastidisce al punto da promuovere e pubblicizzare sostanze miorilassanti? Ci sono assordanti silenzi da colmare? C’è una disarmante nostra incapacità di ascoltarli? Perché si devono “anestetizzare” dalla vita assumendo sostanze? Forse è più impegnativo, faticoso, arduo e coerente vivere un rapporto con i nostri giovani fatto di proposte, di sfide, di senso, di gioia, di leggerezza cioè, in una parola, di vita? Si credo sia così, semplicemente più difficile per noi adulti. Siamo bravi ad ingannarci, o a farci ingannare da ciò che è facile e comodo e, di conseguenza, ci sembra opportuno offrire questo ai giovani. Poi, quando la vita presenta il lato duro e ruvido, si preferisce mettere la testa sotto la sabbia delle nostre illusioni ed allora pensiamo che l’utilizzo di certe sostanze ci possa aiutare ad alleviare il dolore e la fatica. Il rischio è che si offra solo questo alle nuove generazioni: ciò che è facile e semplice e, all’occorrenza ciò che ci offre il “sonno della vita”, ciò che ci addormenta, ciò che ci assopisce.
Per nostra fortuna ci sono ancora molte persone che costruiscono vita, che la promuovono, che la propongono. Ci sono persone fantastiche che aiutano ad offrire ai ragazzi progetti e percorsi, possibilità ed esperienze. Queste persone e questi ragazzi non sentono proprio il bisogno di assopirsi. Hanno il dono di saper contagiare di bellezza gli altri, quelli che stanno loro vicini. Per questo mi sia consentito, anche da genitore, di esprimere una grazie immenso a tutti coloro (insegnanti, educatori, allenatori, curati, genitori ecc) che non smettono di offrire proposte, sfide, senso, fatica, gioia e leggerezza, cioè vita ai nostri ragazzi. Di questo hanno bisogno, solo di questo, di innamorarsi della vita.