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di ADRIANA POZZI 29 giu 2018 09:03

Camminare, pregare...

Il Papa al Consiglio Ecumenico delle Chiese: affidarsi umilmente alla via del Vangelo per professare unità e speranza

Il primo Papa a visitare il Consiglio Ecumenico delle Chiese a Ginevra fu, nel 1969, Paolo VI con un gesto, all’epoca, decisamente profetico che sottolineò la necessità irreversibile di un impegno della Chiesa cattolica per l’unità dei cristiani. Poi nel 1984, Giovanni Paolo II rinnovò l’incontro e ribadì, sia pure con qualche distinguo che allora suscitò reazioni non sempre favorevoli, la vocazione ecumenica della Chiesa. Ora papa Francesco con la visita del 21 giugno (ultimo, per il momento, dei tanti forti segni ecumenici che, dall’inizio del pontificato, hanno caratterizzato il suo ministero) ha sottolineato ulteriormente che l'unità dei cristiani è un imperativo fondamentale per tutti e che non si può prescindere da una testimonianza comune davanti al mondo se si vuole essere credibili. Celebrando il 70° anniversario della istituzione del Consiglio (di cui fanno parte circa 350 Chiese anglicane, protestanti, riformate e ortodosse, mentre la Chiesa cattolica è presente come osservatrice, fatta eccezione per la Commissione Fede e Costituzione di cui è membro effettivo), il Papa ha fatto suo il motto scelto per la Giornata “Camminare, pregare, lavorare” definendolo “la trinità ecumenica che porta all’unità”. Così ha invitato tutti a un nuovo impegno che lasci da parte stanchezze, delusioni, fragilità, pregiudizi, tentazioni di ripiegamenti autoreferenziali e generi una rinnovata primavera dell’ecumenismo. Colpisce nelle parole del Papa il vigoroso appello all’umiltà, nella consapevolezza che solo l’adesione piena, con “santa ostinazione”, alla via del Vangelo porterà frutti che dureranno. Umiltà che il Papa declina in vari stili di vita e sentimenti, dal perdono alla conversione, dalla missione al rifiuto della mentalità mondana, dal servizio verso i più poveri e dimenticati alla piena coscienza che l’ecumenismo è “una grande impresa in perdita”, dall’impegno per la giustizia e la pace all'attenzione per il creato: temi che hanno attraversato, con toni e tagli vari, le parole pronunciate dal Papa a Ginevra che sono state accolte con grande gioia e profondo rispetto dai rappresentanti delle chiese cristiane che lo ascoltavano. In esse, tutti hanno trovato un forte motivo di speranza per coloro che, nel nostro mondo complesso, diviso e lacerato da contrasti e ingiustizie, cercano l’unità non come un sogno o un'utopia, ma come segno concreto di amore a ogni uomo, raccogliendo le sfide della contemporaneità senza farsi travolgere o scoraggiare.


ADRIANA POZZI 29 giu 2018 09:03