C'era una volta il West
Difficile affermare che gli oratori vogliono formare “buoni cristiani e onesti cittadini” se il luogo dove questa formazione avviene non rispetta le stesse norme
L’entusiasmo e l’impegno di tanti volontari negli oratori della nostra diocesi arricchisce certamente la vita sociale e culturale dei paesi e della comunità cristiane ma costringe ciclicamente a fare i conti, in alcune strutture, con la complessità e la precisione nel rispetto delle normative. Il tema è tutt’altro che peregrino: nel giro di alcuni lustri siamo passati da una situazione nella quale la parrocchia faceva, in qualche modo, legge per sé rispetto a tutto quanto avveniva al suo interno, ad un rapporto molto più frequente e collaborativo con l’ente pubblico. Ecco però che, vuoi per la formazione dei sacerdoti (giustamente non sempre ferrati e aggiornati su gli ultimi adempimenti burocratici), vuoi per la faciloneria di alcuni collaboratori di buona volontà (“tanto chi vuoi che venga a controllare in oratorio”) in alcune strutture locali si presentano problemi a volte marginali, a volte gravi nel rispetto pieno della normativa vigente.
Licenze del bar, sicurezza delle strutture, rispetto dei protocolli igienico-sanitari, richiesta dei permessi per le manifestazioni temporanee, corresponsione alla Siae dei diritti d’autore, assicurazione e tutela di lavoratori e volontari, rispetto della privacy: i capitoli sono molti, in continuo aggiornamento e il bizantinismo del legislatore pare fatto apposta per scontrarsi con la creatività operosa degli oratori bresciani. Ma certamente le buone intenzione con le quali le parrocchie propongono la propria attività non bastano: il rispetto della legalità non è semplicemente auspicabile, ma assolutamente necessario.
La prima motivazione è educativa: difficile affermare che gli oratori vogliono formare “buoni cristiani e onesti cittadini” se il luogo dove questa formazione avviene non rispetta le stesse norme (certamente non sempre chiare e talvolta anche discutibili, ma che fondano il nostro vivere comune) che ogni persona, da privato cittadino o da responsabile di una attività privata deve rispettare. Inoltre non si può non ricordare il pessimo servizio che offre il rendersi conto – magari nel momento di un controllo da parte delle autorità competenti – di non essere in regola, con conseguenti multe e diffusione di una cattiva reputazione che, spesso, non va a colpire solo chi è stato sanzionato ma tutti gli oratori in genere.