C'è posta per Dio
“Vorrei citare in giudizio il Padre Eterno, che non ha concesso a mia moglie, mia splendida compagna in 54 anni di matrimonio, di morire avendo me a suo fianco. Per lei, per loro, invano farei causa al Padre Eterno, che tutto può, ma non impedisce tanto dolore. Perché? Invano, così dico e scrivo: perché non saprei come notificare la citazione. Dove, a quale indirizzo”.
Queste parole, giunte da un amico lettore, trafiggono per la sincerità e l’intensità e si assomigliano alle tante che si ascoltano sempre più: mi impressiona quante volte da parroco bisogna semplicemente ascoltare le domande e sembra di non poter fare molto di più. Mi impressiona anche la voglia di Pasqua che sperimentiamo e, di fatto, viviamo ogni giorno, proprio con tutta la morte dentro e intorno a noi: i lunghi 54 anni di amore, giorni in cui voi avete resistito alla morte e non le avete permesso di entrare. Penso che Gesù abbia gustato in modo particolare questa nostra resistenza alla morte, oso sperare che abbia scelto di risorgere perché ha toccato con mano e con cuore quanto noi, assediati dalla morte, cerchiamo di combatterla tutti i giorni.
Caro amico, hai diritto a consegnare la tua raccomandata: come indirizzo mettici quello di casa tua, perché il Risorto è già stato lì, a lungo. Di certo è lì ancora.