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Brescia
di MAURIZIO TIRA 24 ott 2024 08:10

C'è bisogno di innovare

Il dibattito sulle implicazioni dell’innovazione tecnologica è la metafora del futuro che ci attende. La speranza era forte all’indomani della pandemia, quando l’Europa stava per essere inondata da 800 miliardi di Euro del Next Generation Eu. La scadenza dell’inizio 2026 si avvicina, l’assetto geopolitico del pianeta è più che mai sconvolto, le sfide sempre più urgenti…, ma gli istituti di statistica ci descrivono come un popolo stanco, impoverito e disorientato.

Nel 2022, nell’Unione europea 95,3 milioni di persone, pari al 21,6% della popolazione, erano a rischio di povertà o di esclusione sociale (l’Italia è al di sopra della media con il 24,4%). La spinta tecnologica tuttavia non è affatto stanca: le dieci società con la più alta capitalizzazione al mondo sono prevalentemente nel settore delle tecnologie digitali e sono – otto su dieci – statunitensi. Su questo sfondo si colloca il recente Rapporto Draghi, che esprime con approfondite analisi la preoccupazione per il futuro dell’Unione. Tre le aree di maggiore attenzione: la competitività e la crescita, la decarbonizzazione e quindi la sostenibilità, la sicurezza. Il confronto per l’Europa è soprattutto rispetto a Cina e Stati Uniti d’America, anche se non dovremmo dimenticare nel medio periodo il ruolo che giocheranno tutti insieme i Brics, che da quattro sono passati a nove e che si ritrovano in questi giorni in Russia.

Al cuore del Rapporto Draghi pare non esserci però solo la preoccupazione per la crescita economica, ma per la sopravvivenza stessa dei valori fondamentali dell’Europa: equità, libertà, solidarietà, sostenibilità, pace e democrazia. Secondo il rapporto, essi saranno a rischio, insieme all’Unione, se non saranno accompagnati da un’adeguata crescita di produttività e competitività, che dia ai popoli europei la possibilità di continuare a professarli. È una prospettiva drammatica, perché proprio la corsa alla crescita è stata ed è una delle cause di tanti problemi, soprattutto – ma non solo – ambientali, anche se è assolutamente verificabile che povertà e mancanza di sviluppo tecnologico siano essi stessi causa di disuguaglianze e degrado ambientale.

Dobbiamo allora ripartire dai valori, perché se non ci crediamo abbastanza, non avremo la spinta per difenderli. Guardiamo ai confini dell’Unione: vi sono Paesi che sognano di entrare, non solo l’Ucraina, ma anche – per esempio – la Georgia, che andrà con apprensione ad elezioni il prossimo weekend, ma che già espone la bandiera dell’Unione accanto a quella del Paese. È il momento di ascoltare la voce di chi ci guarda con speranza, per ritrovare in quei volti la nostra fiducia perduta.

MAURIZIO TIRA 24 ott 2024 08:10