di LUCIANO ZANARDINI
15 gen 2015 00:00
Brescia: il fallimento di una gestione
Fallisce un'impresa che in questi anni si è indebitata molto (troppo) e ha avuto molto (troppo) credito
Sembra che alcuni giocatori abbiano deciso, in protesta con il principale Istituto di credito finanziatore, di cambiare destinazione al proprio conto corrente. Una piccola “vendetta” per una situazione che, forse, fino in fondo non si conosce. Se la Banca, in caso di fallimento, si avvia a perdere tutti i suoi investimenti, evidentemente il debito è molto più di quello che ci aspettiamo. Non è comunque ammissibile che in questi anni siano state date delle garanzie a un’impresa (il Brescia calcio) che non aveva coperture: quale altra azienda bresciana può vantare una simile concessione? Sia chiaro che il caso del Brescia non è diverso da quello di tante altre squadre italiane, anche per questo il Coni dovrebbe vigilare maggiormente sulle società e su uno sport (il calcio) che introita molto (vedi i diritti tv) ma spende anche molto (troppo) per ingaggi e stipendi.
A gran voce si chiede ai vertici degli industriali bresciani di prendere l’iniziativa, ma forse i bresciani sarebbero più contenti se gli stessi si prodigassero con la stessa passione (comunicativa visto il numero di dichiarazioni) per le tante aziende in crisi. Poi c’è il capitolo della politica. Alle istituzioni andava e va chiesto solo un ruolo di mediazione, nulla di più. Si possono comprendere le suppliche, ma bisogna altresì dire che da un fallimento si può ripartire con maggiore slancio, evitando così le figure degli ultimi anni. Le persone che in questi mesi con passione si sono sedute al tavolo delle trattative non devono lasciare il campo così come non devono cadere alcune buone idee (fondazione o azionariato popolare). La fine del Brescia Calcio è, purtroppo, dietro l’angolo. Non serve più guardare indietro.
LUCIANO ZANARDINI
15 gen 2015 00:00