Brescia, bersaglio nucleare?
Stanno per arrivare anche a Ghedi dagli Stati Uniti le bombe nucleari di “nuova generazione” B61-12. Sostituiranno le vecchie B61-11 dislocate da anni nelle basi militari in Belgio, Germania, Paesi Bassi, Turchia e Italia nell’ambito della cosiddetta dottrina del “nuclear sharing”, la “condivisione nucleare” della Nato. Vengono definite “ordigni nucleari tattici”, ma non sono meno pericolose delle “bombe nucleari strategiche” presenti negli arsenali di Stati Uniti, Russia, Cina. Francia, Regno Unito, India, Pakistan, Israele e Corea del Nord. La “potenza regolabile” della nuove B61-12 varia da 0,3 a 50 chilotoni, cinque volte superiore alla bomba di Hiroshima. Ma – segnalano Rete Pace e Disarmo e Campagna ICAN – possono esplodere sotto la superficie terrestre aumentando così la loro capacità distruttiva fino a raggiungere l’equivalente di un’arma a scoppio in superficie con una resa di 1.250 chilotoni, cioè circa 83 bombe come quella usata a Hiroshima. Verranno impiegate dai cacciabombardieri F-35 che stanno sostituendo i Tornado di stanza nell’aerobase di Ghedi dove ha sede il 6º Stormo dell’Aeronautica Militare. Proprio a Ghedi lo scorso giugno è arrivato il primo caccia F-35 che è stato assegnato al 102º Gruppo “Giuseppe Cenni” (Paperi Arrabbiati), gruppo che ha un duplice incarico: operativo come cacciabombardieri e per addestrare i piloti al cambio dai Tornado agli F-35. Tutto questo rende Ghedi, ma di riflesso anche Brescia, possibile bersaglio nella guerra nucleare.
Una eventualità oggi non più così remota: in questi mesi le autorità russe hanno manifestato la possibilità di impiegare “bombe nucleari tattiche” in Ucraina. Per tutta risposta, l’amministrazione Biden ha deciso di mantenere in vigore la possibilità di utilizzare per primi gli ordigni nucleari, rinunciando così ad introdurre la regola del “No first use”. Non solo: il rapido mutamento dello scenario mondiale sta portando a giustificare anche l’uso preventivo delle armi nucleari per difendere quello che i vertici americani ed europei definiscono l’“ordine basato sulle regole”. È venuto il momento, anche per le autorità cittadine bresciane, di prendere coscienza della nuova situazione: le bombe nucleari, anche quelle “tattiche”, non possono più essere considerate uno strumento di mera “deterrenza”, ma espongono le popolazioni dei territori in cui sono stoccate ad essere bersagli del “primo colpo” o di ulteriori ritorsioni. La città di Brescia e i numerosi comuni della provincia che hanno aderito alla campagna “Italia Ripensaci” per chiedere al nostro Paese di aderire al Trattato di proibizione delle armi nucleari non possono restare indifferenti.