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di MAURILIO LOVATTI 23 dic 2015 00:00

Bicchiere mezzo pieno

La metafora del bicchiere mezzo pieno non tramonterà mai. Quando si tratta di decisioni complesse e di grande importanza storica, come sono quelle assunte a Parigi dalla conferenza Onu sul clima, è difficile valutare l’importanza degli indubbi risultati ottenuti rispetto a quanto si poteva realisticamente fare di più

La metafora del bicchiere mezzo pieno non tramonterà mai. Quando si tratta di decisioni complesse e di grande importanza storica, come sono quelle assunte a Parigi dalla conferenza Onu sul clima, è difficile valutare l’importanza degli indubbi risultati ottenuti rispetto a quanto si poteva realisticamente fare di più. Un primo dato positivo è che hanno partecipato 190 Paesi, pari a circa il 90% delle emissioni carboniche totali.

Quali risultati sono stati raggiunti? Gli Stati partecipanti s’impegnano a contenere l’incremento della temperatura media al di sotto dei 2 gradi rispetto all’era pre-industriale, con un ulteriore impegno a fare quanto possibile per limitare l’incremento a 1,5 gradi. Inoltre i Paesi s’impegnano a comunicare periodicamente i progressi raggiunti. Una prima verifica dei risultati è prevista per il 2023, mentre quelle successive avverranno ogni 5 anni. I Paesi sviluppati s’impegnano a rendere disponibile un fondo da 100 miliardi di dollari l’anno a sostegno dei Paesi in via di sviluppo impegnati nella lotta al cambiamento climatico. Infine l’articolo 8 del documento definisce l’impegno comune a contrastare gli effetti del cambiamento climatico, con l’invito a sostenere lo sviluppo di sistemi di allerta, di pianificazione degli interventi e di valutazione del rischio. L’accordo raggiunto a Parigi si pone come pietra miliare nella lotta ai cambiamenti climatici. Per la prima volta infatti una parte degli impegni inseriti nel documento finale sarà vincolante per i Paesi aderenti. Gli ambiziosi obiettivi fissati dall’accordo di Parigi potranno essere raggiunti solo attraverso l’adozione di un nuovo modello di sostenibilità energetica. L’obiettivo di limitare l’incremento della temperatura media del pianeta passa inevitabilmente attraverso un progressivo azzeramento delle emissioni di gas serra, tramite la produzione d’energia da fonti rinnovabili.

Il limite principale dell’accordo è che non sono previste sanzioni per gli inadempienti: tutti gli Stati, ogni cinque anni, dovranno presentare i loro risultati sulla riduzione dei gas clima-alteranti. È un meccanismo d’autocertificazione che potrebbe non essere efficace anche per la mancanza di sanzioni. A Kyoto, per esempio, l’Italia doveva ridurre le sue emissioni del 6,5%. In quest’accordo, invece, non ci sono tetti d’emissione. Tanto che, nel patto di Parigi, viene semplicemente chiesto di raggiungere il picco d’emissioni “il prima possibile”.
MAURILIO LOVATTI 23 dic 2015 00:00