Bellezza e aspettative
Pietro ha venticinque anni. Un passato difficile, tra comunità per minori, abuso di sostanze, pene detentive per piccoli reati. Ora Pietro ha deciso di voltare pagina.
Pietro ha venticinque anni. Un passato difficile, tra comunità per minori, abuso di sostanze, pene detentive per piccoli reati. Ora Pietro ha deciso di voltare pagina. Ha maturato l’idea di voler chiudere un capitolo della sua vita ed aprirne un altro. Convive in un appartamento, con altre persone che hanno problemi simili ai suoi, monitorato da operatori. La convivenza con persone non scelte non è facile, ma Pietro dà importanti segnali di impegno. Vede questo vivere comunitariamente come un insegnamento di vita, un’occasione di crescita. Non gli interessa il confronto con chi si impegna meno di lui e quindi carica gli altri coinquilini di pesi. Lui, più spesso degli altri, lava i piatti, cucina, svolge faccende domestiche; lo fa anche se non è il suo turno. Gli operatori gli riconoscono il suo impegno e lo valorizzano. Riescono ad andare al di là dei pregiudizi che potrebbero gravare su di lui.
Guardano a ciò che Pietro è adesso: ciò che fa e che dice. Hanno una aspettativa positiva su di lui e questo gli permette di corrispondere a questa aspettativa. Ciò che ci aspettiamo da una persona condiziona il suo modo di essere, nel bene e nel male. Ci rapportiamo cioè a quella persona in base a ciò che pensiamo possa dare. Se pensiamo che non abbia niente di positivo da darci, ci comporteremo non permettendogli di esprimere le sue qualità, le sue risorse. Noi confermeremo la nostra idea e via di seguito, in un circolo vizioso: ci rapporteremo non aspettandoci niente o peggio ancora ci aspetteremo negatività. E ciò avverrà. È l’effetto Pigmalione. E cioè: il potere delle aspettative di creare la realtà, citando il titolo di un libro di Davide Lo Presti. Pietro dice che nessuno gli ha mai fatto complimenti, a partire dalla sua famiglia d’origine. Gli operatori non guardano alla sua diagnosi come ad un’etichetta permanente, ma vanno al di là. Loro si aspettano molto da lui. Pietro, col passare del tempo, sente che essere sempre all’altezza delle aspettative degli operatori è una grossa responsabilità. Sta cominciando a sentire il peso di non deluderli. Essere sempre all’altezza non è facile. Adesso Pietro a volte si rilassa, si permette di farlo: non è più così bravo. Ma non bisogna confondere questo come un essersi sbagliati su di lui. Bisogna permettergli di non essere perfetto. Ciò lo farà sentire accolto per quello che è, non perché è perfetto. E questo fa miracoli.